Credo che prima di parlare di formazione sia fondamentale cercare di capire un po’ di più che significato abbia per te – appassionato di sviluppo personale – la parola formazione.
Io credo i risultati di lungo termine che si ottengono siano espressione di ciò che si è nella vita.
Credo che questo sia alla base del rapporto che ciascuno instaura con il proprio lavoro e con il contesto (team, clienti, datori di lavoro, famiglia… tutti!) – E direi che instaura grazie alla formazione che ad un certo punto dovrebbe diventare tras-formazione, cioè trasformarti da quello che eri prima in qualcosa di nuovo.
Guardati intorno. Viviamo in un periodo in cui l’apparenza delle cose prevale sulla sostanza, ed è ovvio che tale direzione si riflette anche sulla formazione.
Molto velocemente l’industria della formazione ha capito quello che piace alle persone, e quello che non piace. E si comporta di conseguenza dandogli spesso l’illusione che bastano le ’emozioni’, la ‘motivazione’, il ‘lavorare duro’ per cambiare la propria vita.
In questo scenario, nel firmamento della formazione nascono e crescono nuove meteore che a colpi di motivazione, rilassamenti guidati e rotture di tavolette (o piegamenti di tondini di ferro, o camminate sui carboni ardenti, o maratone) ci mostrano come vincere sugli altri, diventare ricchi, essere leader, vivere 6 mesi all’anno al mare, dimagrire con gli shaker di proteine e così via.
Che, per inteso, sono cose possibilissime. Ma non attraverso quegli strumenti.
In questi ultimi anni abbiamo avuto una incredibile proliferazione di scuole di Coaching, di associazioni di Coaching (spesso aperte velocemente dalle stesse scuole per dare all’esterno un’immagine un po’ più professionale), di riviste sul Coaching, di siti sul Coaching.
Credo ormai di non conoscere un solo Coach o persona che abbia seguito un percorso di formazione che dopo pochi mesi non abbia avuto l’idea di mettersi ad insegnare qualcosa.
Alcuni sono realmente impegnati ad elevare il livello medio delle abilità delle persone a cui insegnano. Mediamente però devo notare che nella maggior parte dei casi si finisce per riproporre ad altre persone – a fronte di una preparazione sui libri magari buona – quello che si è sentito al corso.
E così da una parte ci sono motivatori che a botte di adrenalina e pianti in aula danno l’illusione che il cambiamento sia solo quello, e consista nell’essere motivati. Oppure in un lavoro estremamente ‘mentale’ e razionale.
Scrivo da tempo di come le Neuroscienze hanno dimostato che i neurotrasmettitori legati alla motivazione sono più legati ad uno stato di dipendenza che ad uno stato di performance. In sostanza: la performance non è questione di motivazione ma di prontezza.
Adesso qualcuno ha anche imparato a dire ‘non facciamo balli salti e canti’ (ho iniziato ad utilizzare questa espressione da almeno cinque anni) e propone però un lavoro forse ancora meno efficace perché si tratta di approcci ‘mentali’ al cambiamento che in una cultura ad altissimo contesto come la nostra non funzionano.
Dall’altra è pieno di studenti che non ottenendo risultati reali nella propria vita ripropongono lo schema:
‘visto che non ho risultati nella mia vita professionale o personale con quello che ho imparato insegno a te così tu insegnerai a qualcuno che non otterrà risultati’.
Che fare? Da dove cominciare se ti interessa generare una REALE trasformazione per te e per gli altri?
Da due idee, secondo me, che ripeto da sempre.
1. La prima è di iniziare a misurare i risultati reali ed uscire dalla Coaching Illusione.
Se la formazione ha effetto, deve avere un effetto che sia misurabile oggettivamente nei cambiamenti che produce, non farti sentire bene, essere felice, emozionarti, farti passare una serata divertente. Si dovrebbe andare ad un corso per tornare a casa e cambiare nel giro di poco alcuni aspetti fondamentali che producono risultati. E per farlo devi avere un sistema di cambiamento efficace che non solo ti dia informazioni, ma ti metta in grado di agire in maniera spontanea e naturale.
Un corso di formazione deve metterti in grado di ottenere davvero risultati tangibili e DIMOSTRATI per TE.
Dove sei oggi rispetto a tra mesi fa?
Che decisioni hai preso?
Quali cambiamenti MISURABILI sono avvenuti?
Quali scelte REALI hai oggi che ieri non avevi?
E tra un anno? E tra tre anni? Come sarà?
E se i risultati sono solo immaginati o vaghi, o si parla solo di motivazione e i potenziali miglioramenti sono solo ‘raccontati’ o ipotizzati…
…beh allora è illusione, non formazione.
2. La seconda idea è di sperimentare e di diventare un esempio.
Hai imparato delle cose? Usale e falle funzionare: se sono valide te ne accorgerai e se ne accorgeranno ne persone intorno a te. E se non sono valide anche. Esci dalla logica ‘prendo un pezzettino da ogni corso perché ognuno ha qualcosa da darmi’. Trova un approccio che funziona per te che genera risultati e poi studialo finché non lo padroneggi.
E poi praticale praticale praticale SENZA insegnarle a nessuno.
Dimostra IL TUO cambiamento, dai l’esempio. Fai in modo che le persone intorno a te ad un certo punto dicano: “Accidenti Simone, l’anno scorso eri a questo livello, oggi sei a quest’altro. Come hai fai fatto? Mi insegni?”
Fai in modo che siano gli altri a chiederti di insegnargli. Quella sarà la più grande dimostrazione che hai imparato davvero a generare trasformazione.
E se vuoi sperimentare un sistema che ti mette in grado di generare più risultati, capire cosa vuoi davvero e poi realizzarlo, uscire dalla confusione ed iniziare ad implementare SUL SERIO il tuo piano…
Ti aspetto dal 6 al 12 agosto a Verona per il ReSonance.
https://www.simonepacchiele.com/corso-coaching-estate-2017/
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