Il ReSonance è un modello elegante, potente ed efficace di Trasformazione Personale, ed è qualcosa di profondamente diverso dal Coaching.
Potremmo dire che il ReSonance inizia dove finisce il Coaching.
Cos’è che distingue il ReSonance da qualsiasi forma di Coaching e di sviluppo personale o professionale?
In breve: il Coaching riguarda il cambiamento mentre il ReSonance ha a che fare con la Trasformazione Personale e Professionale.
Questa è la sua essenza, ed è un processo totalmente diverso da un miglioramento graduale o incrementale. La Trasformazione Personale avviene quando la struttura a partire dalla quale operi diventa diversa, e si sposta in una nuova posizione.
Il Coaching è semplicemente costruito sull’idea di miglioramento incrementale – prendere atto di dove sei ora, di dove vuoi arrivare e costruire passo dopo passo tutti i gradini per arrivarci. In alcune situzione è efficace, ma questa non è Trasformazione Personale.
Il Coaching, nonostante le pretese di chi lo insegna, riesce spesso a generare piccoli cambiamenti, che per la maggior parte delle volte sono anche temporanei perchè si vengono costuiti e favoriti su una struttura che non è cambiata ma rimane sempre la stessa.
Con il Coaching fai piccoli cambiamenti (a volte importanti in quel momento, è vero). Invece con il ReSonance cambi totalmente la struttura da cui generi quei cambiamenti. E, una volta che l’hai fatto, riesci ad ottenere risultati migliori senza sforzo.
Cos’è il processo ReSonance, ma soprattutto cosa NON è.
Innanzitutto chiariamo: il ReSonance PUO’ essere usato in un percorso di Coaching ma il ReSonance NON è Coaching.
Un coach ‘classico’ generalmente:
- non fornisce una direzione
- non fornisce dei modelli basati sulla propria esperienza
- non dà suggerimenti espliciti
Ma soprattutto il Coaching per come viene insegnato e praticato dalle scuole che formano i ‘professionisti’, è un processo basato sul fatto che il coach fa delle domande (le cosiddette ‘domande potenti’) che dovrebbero far accedere il cliente alle proprie risorse interne, che già ha.
Da questo punto di vista il ReSonance differisce dal Coaching per diversi aspetti che lo caratterizzano:
il primo è che spesso il facilitatore ReSonance offre soluzioni esplicite e dirette in cui suggerisce una direzione al cliente, mettendogli a disposizione risorse che non possedeva prima dell’incontro.
Il secondo aspetto – fondamentale – è l’utilizzo di una tecnologia che include il saper riconoscere gli schemi (patterning), le strategie profonde che usa il cliente e saper utilizzare con maestria il modellamento. Queste sono abilità specifiche che non coincidono semplicemente con ‘le singole tecniche di intervento’ – ma con una metodologia completa – un vero e proprio framework percettivo, linguistico e somatico.
Ma quello che soprattutto il ReSonance introduce nel lavoro con le persone è un senso di direzionalità che non è presente in nessun modello di Coaching e non è presente, per esempio, neanche nella PNL.
Il senso di direzione introdotto dal ReSonance porta il cliente ad un livello totalmente diverso di risultati perchè invece di utilizzare il classico approccio del Coaching che poi è
‘ti aiuto a risolvere i problemi che ti impediscono di ottenere quello che vuoi’
si basa invece su una tecnologia unica che mette in relazione linguaggio e aspetti somatici dell’individuo, per portarlo in una configurazione dove non percepisce i limiti che percepiva prima e da cui può ottenere più risultati con minor attrito.