Il ReSonance è il sistema di sviluppo della performance straordinariamente efficace.
L’idea di partenza del modello, nella sua forma più semplice, è che quando non ci sono insegnamenti o condizionamenti che ci portano in direzioni diverse, ognuno di noi inizia la propria vita in uno stato di ‘performance naturale’.
Il tipo di educazione e di stimoli a cui siamo sottoposti negli anni, il tipo di condizionamenti che riceviamo ci porta a rinunciare a questo stato di equilibrio e di ‘perfezione’ ed a spostare al di fuori di noi il centro in cui troviamo il nostro piacere ed il senso di chi siamo e di quello che facciamo.
Quasi tutte le tecnologie di cambiamento disponibili oggi, tutti i modelli organizzativi, di miglioramento professionale, di crescita e sviluppo hanno come punto di partenza sempre lo stesso: il ‘problema’.
Partono dall’osservazione e dall’analisi di ciò che non funziona all’interno dell’individuo o dell’organizzazione, o delle sue performance, o delle sue relazioni… qualsiasi cosa… e analizzano il problema mettendo in campo una serie di tecniche per risolverlo.
Da questo punto di vista una delle più conosciute tecnologie del cambiamento emerse negli ultimi 20 o 30 anni è la Programmazione Neurolinguistica, conosciuta anche come PNL. La PNL è un insieme di tecniche e di strategie per il cambiamento personale create per ‘risolvere problemi’. Lavorando sul modo in cui la persona elabora e processa le informazioni che gli arrivano dai sensi e sul linguaggio, è possibile creare delle strategie per motivarsi di più, per eliminare una fobia, per generare nuovi modi di reagire a certe situazioni.
Ma la mia esperienza è che quando si lavora così – da una posizione in cui comunque la percezione è DA PRIMA focalizzata sul problema – il cambiamento è molto spesso superficiale, se non addirittura illusorio. La maggior parte delle volte la persona è convinta di cambiare semplicemente perché sente di avere a disposizione ‘la tecnica’ per risolvere il suo problema.
Altre volte il cambiamento è temporaneo. O ancora la persona si accorge che risolvere quel singolo problema in realtà non risolve i suoi ‘problemi’, in senso più ampio.
Lavorando per più di 10 anni nella formazione con le aziende e avendo anche un profonda conoscenza di modelli evolutivi per la persona (Feldenkrais, Alexander, Shiatsu, Osteopatia) mentre nel frattempo diventavo un trainer di PNL e imparavo le sue applicazioni pratiche nella professione, quello che ho potuto osservare è che il cambiamento, quando avviene, più che coinvolgere un singolo elemento… ed essere il risultato di una tecnica di PNL o di altro… più che essere una singola funzione… avviene in senso globale: è l’intero sistema ad accedere, magari solo per un attimo, ad un luogo, ad una configurazione dove il problema, semplicemente, non esiste.
In quel momento ‘sta bene’ relativamente al problema per cui era venuta da noi, ma riesce anche ad accedere anche ad una serie di risorse personali, mentali, emotive, decisionali che semplicemente prima non percepiva e che può mettere in campo in qualsiasi area della propria vita.
In sostanza, quello che ho potuto osservare è che le persone che passano dallo ‘funzionare male’ al ‘funzionare bene’, qualsiasi cosa vogliano dire queste parole per loro, non lo fanno quasi mai perchè risolvono un problema alla volta con delle tecniche specifiche, ma perché riescono ad accedere ad uno stato in cui (magari per un attimo solo) il problema non è presente nella loro percezione.
E quando questo avviene davvero, la trasformazione riguarda ogni aspetto dell’individuo.
Da questo punto di vista, quello che faccio nel ReSonance è un lavoro che trasforma, più che semplicemente cambiare.
La PNL è un insieme di strumenti (come possono esserlo un martello, una pialla, una livella). E nei corsi di PNL normalmente ti insegnano ad usare questi strumenti ma senza dirti COME USARLI o dandoti dei modelli di applicazione ‘standard’ che di solito si riferiscono a risolvere questo o quel problema.
Nel ReSonance lavoriamo in una direzione diversa – che è utilizzare ANCHE questi strumenti in una direzione che ti porta a non percepire il contesto in cui vivi ed operi come pieno di problemi… e a prendere le tue decisioni da lì.
I seminari si svolgono in gruppi relativamente piccoli (15-20 persone) ed sono molto più simili ad un corso in aula che a delle conferenze. Ma in ogni corso le persone sperimentano una serie di esercizi e di dimostrazioni che permettono loro di accedere velocemente a questo stato.
E gran parte delle idee che sono alla base di questo modello derivano dalla ricerca personale e dalla pratica quotidiana diretta con le persone in questi anni, oltre allo studio, la frequentazione e le influenze dirette ed indirette ricevute dal lavoro di Joseph Campbell, Milton Erickson, Mario Vatrini, Judith DeLozier, Joseph Riggio, Stanley Keleman, Dennis Chong, Richard Bandler, Jean Dominique Moll, Clare W. Graves, Moshe Feldenkrais, Roye Fraser.
Il ReSonance è piuttosto un processo per portare le persone ‘dove il problema non esiste’. L’intenzione è quella di far emergere per la persona una posizione di ‘attivazione’ che lasci emergere la rappresentazione iconica… il modello originale di come è la persona quando è semplicemente perfetta.
In questa posizione il problema non è presente, e non può esistere come problema.
Questo non è uno stato mentale, e non è uno stato semplicemente fisico. E’ qualcosa di simultaneo, in cui la persona non percepisce più la separazione tra mente e corpo. Quando questo stato è presente tutti i dati presenti e gli stimoli che la persona riceve sono visti ed integrati nel sistema della persona come possibilità. Non costituiscono più dei vincoli, o delle costrizioni ma vengono sperimentati in relazione a ciò che è possibile.
[…] in questo stato generativo di cui ho potuto riscontrare, personalmente, la sua efficacia è il ReSonance che sto strutturando appositamente per i giovani dai 12 ai 25 […]