Lo dico dalla posizione di uno dei pochissimi trainer italiani abilitati a ‘certificare’ coach con un famoso marchio internazionale…
…che ho smesso di promuovere perché credo che siano molto più importanti le competenze che il ‘diplomino’ che non ha nessun valore legale.
Oggi credo sia importante farvi leggere come stanno le cose nel Coaching da una prospettiva corretta.
Parliamo di Coaching, e di Corsi di coaching.
So bene che alcune scuole o associazioni si ‘autoproclamano’ o, peggio, lasciando intendere di essere i detentori delle autorizzazioni e delle certificazioni ‘ufficialmente riconosciute’.
La verità è che NON esiste nessun corso di coaching che ‘accredita’ a livello legale qualcosa più di un altro.
Non c’è nessun ‘riconoscimento’ superiore ad un altro. Se non quello dettato dall’autoproclamazione della singola scuola o della singola associazione.
Quindi:
se la leva ’emotiva’ a cui rispondi nello scegliere un corso di Coaching è il fantomatico ‘bollino blu’ e non la trasformazione che sperimenti nel corso… stai pagando un pezzo di carta, non delle abilità.
E, ti dico qualcosa che ho scoperto in anni di lavoro e di frequentazione di questo mondo: più la scuola o l’associazione ‘spingono’ il fatto di fornire questo o quel certificato hai la certezza che nel corso ci sia POCA sostanza e qualità.
La legge 4/2013 – che è l’unica legge che regola il Coaching – è stata fatta per permetterti di frequentare il corso che senti più ‘risuonare’ con te. Non per farti rispondere a delle leve manipolatorie.
Detto chiaramente la professione di Coaching non è ‘gestita’ da un albo né da associazioni (a cui se proprio ne hai voglia puoi iscriverti dopo il corso) e di conseguenza, nessuna scuola, centro o istituto può rilasciare titoli ‘riconosciuti ufficialmente superiori’ da qualche autorità.
Quindi se nessuna autorità può certificare un corso, il valore della certificazione deve essere necessariamente dato da qualcos’altro.
Cosa?
Il valore effettivo della ‘certificazione’ è funzione della qualità e della autorevolezza della Scuola che lo rilascia. Mentre per quanto riguarda il valore legale tutti hanno la stessa valenza ufficiale e lo stesso valore professionalizzante.
E non lasciatevi ingannare dalla considerazione che quando una Associazione certifica, garantisce ‘livelli alti di qualità’… perché chiunque sa che nulla viene valutato in merito all’effettiva capacità dei formatori e ai risultati e le abilità acquisite dagli studenti.
In realtà le verifiche effettuate sono solo su elementi formali come il monte ore del corso o l’inclusione nel programma di alcuni contenuti di base spesso piuttosto datati e poco adatti ad un pubblico italiano.
Non viene quindi controllata la qualità sostanziale del corso ed il valore che fornisce realmente agli studenti, ne tantomeno se sei davvero capace di far Coaching una volta uscito dalla Scuola.
E non è un ragionamento da ‘La volpe e l’uva’ perché – ripeto – te lo dico dopo ‘aver fatto i compiti a casa’ ed aver girato mezzo mondo per studiare Coaching con i migliori ottenendo l’abilitazione a rilasciare certificazioni internazionali.
E aver frequentato anche dall’interno Scuole e Associazioni italiane varie.
Per intenderci, chiunque (senza una particolare qualifica) può creare una associazione e dire che il suo titolo è riconosciuto dalla Associazione Nazionale Superesperti Professionisti di Coaching.
A di la dell’ironia, resta incontestabile il fatto che il valore di questi titoli è esclusivamente correlato al prestigio ed alla credibilità di chi li rilascia e non a teorici riconoscimenti esterni.
La questione, insomma, è essenzialmente capire se il corso che stai per frequentare è realmente valido (e non ti propone contenuti triti e ritriti).
Adesso sei libero di scegliere con maggiore consapevolezza… io te l’ho detto.
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