Nel Coaching definiamo con il termine Coachee la persona fisica che utilizza il servizio di Coaching.
Il termine letteralmente indica la persona che viene ‘guidata’ al fine di migliorare le proprie performance e prendere decisioni.
Una delle ‘mitologie’ del Coaching è che il Coach rispetto al Coachee non debba essere ‘direttivo’ e cioè non debba proporre soluzioni ma solamente far accedere il Coachee alle proprie risorse, a quelle che già ha e da lì, da solo, trovare la propria direzione e fare quello che serve per raggiungere i propri obiettivi.
In realtà questo nella realtà non funziona ed è una lettura del Coaching che contrasta anche con gli insegnamenti dei fondatori di questa disciplina.
(Ricordo di aver sentito Thomas Leonard, uno dei fondatori del Coaching, dire questa cosa più di una volta).
La mia idea, basata su anni di esperienza, è che se il cliente avesse già tutte le risorse per trovare da solo la soluzione probabilmente le avrebbe già tirate fuori e non avrebbe bisogno di un coach.
Ci sono due aspetti fondamentali che determinano i risultati che ottengono le persone.
Una di queste è la struttura – come si organizzano internamente, cosa pensano, come percepiscono la realtà per generare certi risultati.
L’altra è la funzione: cosa fa, come lo fa, i passi precisi che segue per ottenere quei risultati.
Di solito il Coachee perfetto è una persona perfettamente ‘sana’ – che ovviamente non ha nessun tipo di ‘problema’ – e che fino ad allora nel loro contesto erano soddisfatti e contenti – e che ad un certo punto decidono di voler generare un tipo di risultati diversi da quelli che ottenevano prima.
E in quel momento non hanno semplicemente le risorse per ottenerli.
Perché sono cose che non hanno mai visto come si fanno, non hanno la struttura necessaria per sostenere quel tipo di performance e per continuare a farlo in maniera continua.
In questo caso è inutile cercare di lavorare sulle loro risorse: non ce le hanno – per quel tipo di cose nuove che vogliono fare – altrimenti lo avrebbero già fatto.
Compito di un bravo coach è portare quelle persone a costruire quella struttura, e poi fargli vedere – se serve – ANCHE la parte funzionale e di ‘implementazione’ che serve per permettergli di arrivare dove vogliono.
Ci sono molte situazioni in cui il coach per essere efficace DEVE essere direttivo – perché sa di cosa sta parlando e perché il cliente glie lo sta implicitamente chiedendo.
Uno dei motivi – il principale – per cui un cliente paga un coach – è che vuole arrivare più velocemente dove vuole. In meno tempo. Più facilmente. Con meno sforzi. Con meno tempi morti.
E’ ovvio che in certe situazioni è meglio per il cliente arrivare da solo alle proprie risposte.
Ma quello che ho riscontrato essere vero è che quello che i Coachee vogliono davvero da un coach è che gli fornisca le strategie e le soluzioni che funzionano bene per loro nell’esatto contesto in cui sono.
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