Qualche giorno fa ero all’inizio di una giornata ReSonance organizzato per studenti (e un paio di professori) di una università di Milano e ad un certo punto uno dei partecipanti – che cercando in rete nei giorni prima aveva visto sul sito che mi occupo di coaching – se ne è uscito con:
“Ah ma allora sei un motivatore”.
Gli ho risposto molto velocemente: “No guarda, durante la giornata di oggi ti accorgerai che io godo molto di più a demotivare le persone, piuttosto che a motivarle”.
Sguardo interrogativo. Tutto il gruppo sorride. Io serio. Il corso può cominciare.
Sono tendenzialmente introverso, ma una delle cose che ho capito molto presto nella mia carriera di formatore e di consulente è l’importanza di diventare importante per gli altri come tecnica di marketing.
Quello che ho imparato a fare è offire – quando ho la possibilità – idee, opinioni e reazioni ‘controverse’ e non convenzionali. Nel minor tempo possibile e in modo da ribaltare le aspettative delle persone in quel momento.
A che serve?
A far percepire che puoi offrire un valore a chi ha poco tempo da buttare a sentire sempre le stesse cose per l’ennesima volta.
Ovviamente devi imparare a farlo. Non puoi dire una cosa ‘non convenzionale’ e poi al ribattere dell’interlocutore dire: “Scusa ok, scherzavo” devi essere in grado di sostenere razionalmente la discussione.
Spesso quando incontro delle persone che si proclamano ‘esperti’ di PNL non dico che sono un trainer e li provoco un po’ dicendo che la PNL è completamente inutile ai fini pratici.
Ovviamente non è così, ma quello è un buon punto di partenza per iniziare a spiegargli come esistono approcci che lavorano sulla struttura della persona o dell’organizzazione e la mettono nella posizione di generare performance migliori senza sforzo.
Da lì, gli spiego una versione un po’ più ‘evoluta’ della PNL.
Preferisco correre il rischio di essere rifiutato da subito e passare per ‘talebano’ oppure catturare subito l’interesse di chi mi ascolta piuttosto che mettermi in coda con tutti quelli che dicono le stesse cose.
E’ più veloce, richiede meno tempo, e soprattutto offre sempre nuovi punti di vista e valore a chi ti ascolta – se parti da una base di assoluta competenza.
E poi ho scoperto una cosa nel tempo: più la persona a cui stai parlando è di alto livello, meglio funziona un approccio non convenzionale e provocativo. E di solito queste sono le persone con cui mi piace lavorare.
La mia esperienza è questa: persone ad un livello un po’ più basso rispondono alle regole e si adeguano e conformano a quello che è già noto e che va per la maggiore. Quelle di livello più alto portano attenzione esclusivamente ai risultati e all’influenza personale che derivano dagli strumenti che gli fornisci.
Fanne buon uso 😉
Simone