E’ fine agosto, e tra poco sarà settembre…
tempo di:
- inizio della scuola
- per qualcuno di un nuovo lavoro
- iscrizione in palestra 😉
- decisione di imparare una nuova lingua
Insomma tempo per ripartire.
So bene che l’estate è un momento in cui pensare a nuovi obiettivi e progettare – sostanzialmente – il prossimo anno.
Almeno, io le mie cose migliori le ho sempre progettate, create e ‘viste’ nella mia mente d’estate, e poi realizzare nei mesi successivi.
Tutti gli acquisti più importanti li ho fatti d’estate, i miei corsi più importanti li ho frequentati d’estate – quando gli altri sono in vacanza io ne ho sempre approfittato per fare meglio – e ovviamente anche riposarmi.
E soprattutto se sei un appassionato di sviluppo personale, miglioramento, coaching e compagnia bella sicuramente hai già letto libri o sentito corsi in cui ti hanno detto che la cosa più importante che devi fare in questo periodo è scrivere i tuoi obiettivi.
Beh… in questo articolo voglio rivelarti che lavorare sui tuoi obiettivi NON è un buon suggerimento.
Parto con una evidenza, visto che il mio approccio nella scienza della performance si basa sempre partendo da dati oggettivi: a quanto ne so non c’è nessuna ricerca seria che evidenzia come chi ha scritto i propri obiettivi li abbia raggiunti più di coloro che non li hanno scritti.
In realtà dal mio punto di vista il pezzo più importante nel lavorare sui propri obiettivi, scrivendoli o meno, è quello che viene PRIMA.
Prima di scriverli.
Prima di ‘motivarsi a raggiungerli’
Prima di ‘crederci più di chiunque altro’
Prima di lavorarci fino alla morte per raggiungerli
La cosa più importante è dove è la tua attenzione quando scegli i tuoi obiettivi.
A qual è la ’configurazione’ da cui scegli i tuoi obiettivi.
Da che punto inizia il tuo viaggio verso gli obiettivi?
Mi spiego meglio. La maggior parte delle persone iniziano ad immaginare i propri obiettivi con una forte percezione di quello che MANCA nella propria vita.
Te lo dico in un altro modo: iniziano a pensare a quello che vogliono sia presente nella propria vita che ancora non è presente.
Vivo in una casa semi-diroccata a Busto Arsizio ==> voglio la villa a Miami.
Se questa ti sembra la normalità e l’unico modo di concepire gli obiettivi, credimi non è così.
Invece ci sono evidenze che suggeriscono che la posizione neurocognitiva di partenza nel decidere i tuoi obiettivi ha un impatto enorme e determina quale sarà il punto di arrivo.
Il punto di partenza è il punto di arrivo. Un loop ricorsivo che ricrea se stesso ogni volta.
Attenzione, non sto parlando di ‘legge di attrazione’ o di ‘fisica quantistica’.
La questione qui è molto diversa. Sto parlando che le azioni e le decisioni che prenderai per raggiungere i tuoi obiettivi mantengono una ‘matrice’ che si origina da come sei organizzato quando hai deciso di ottenere proprio quella cosa lì.
Puoi decidere i tuoi obiettivi da uno stato in cui la tua attenzione è organizzata intorno alle LIMITAZIONI: a quello che non hai, a quello che non puoi, a quello che non vuoi, a quello che sai che non è possibile per te
Oppure in relazione a quello che vuoi, alle possibilità, a quello che hai già ottenuto.
Questo è il punto più difficile di tutta la faccenda, perché siamo abituati da quando abbiamo sei o sette anni a decidere quale sarà il nostro prossimo passo come reazione a quello che NON vogliamo.
E siamo abituati a ragionare SOLO nei termini di ‘Sarò soddisfatto quando avrò ottenuto X’
Quindi è anche davvero complicato far emergere tutte le limitazioni che vengono mantenute a livello di percezione dalle persone quando decidono i propri obiettivi…
Ed infatti nei corsi ReSonance facciamo un lavoro specifico proprio su questo.
Ma per ora… inizia a ragionare su questa idea…
quando decidi di ottenere qualcosa, e mantieni la tua attenzione sul fatto che la vuoi perché NON vuoi che accada qualche altra cosa… o perché senti che adesso non sei ancora al livello che vorresti… o perché a qualche livello hai paura che succederà qualcosa di brutto…
in realtà stai operando da una configurazione di limitazione.
E questa configurazione porta con se i semi della limitazione che contiene. Ed anche se raggiungi il tuo obiettivi, i risultati durano poco perché in realtà non ti sei mai spostato dal senso di limitazione che avevi sin dall’inizio.
Quello che invece decidi di ottenere da una posizione in cui non percepisci limitazioni ha una possibilità molto più alta di essere raggiunto… perché riesci ad operare da uno stato che si auto-sostiene e si organizza per ricrearsi in ogni momento per farti continuare ad essere così.
I momenti in cui non percepisci limitazioni ci sono, te lo assicuro.
Sono quelli in cui generi naturalmente e senza sforzo i tuoi risultati migliori, senza che ci porti attenzione.
I momenti in cui non funzioni in reazione ai ‘problemi’, alle cose che non vanno.
I momenti in cui non percepisci i ‘problemi’. In cui per te i problemi non esistono.
Quelli in cui ti trovi a sorprenderti, per caso, a quanto facilmente stai ottenendo risultati.
In ognuna delle due diverse configurazioni c’è un meccanismo ‘ricorsivo’ che si stabilisce a livello neurologico, somatico, linguistico. E coinvolge le decisioni che prendi, le cose che dici alle persone con cui interagisci, le azioni che fai.
E la differenza tra i due modi di operare è ENORME.
Ed è simile a quella che puoi immaginare se pensi di guidare la moto a 300 all’ora ripetendoti continuamente ‘non devo cadere, non devo cadere’ e se invece pensi alla
direzione che devi tenere per uscire al velocità più alta dalla prossima curva.
Ti ripeto, non è un lavoro semplice da fare da soli perché la mente razionale trova sempre il modo di re-inserirsi e di ‘ragionare’ in termini di limitazione , ed infatti nel ReSonance facciamo un lavoro specifico su questi aspetti.
Ma quello che puoi iniziare a fare da adesso è smetterla di organizzarti in relazione agli obiettivi, per quanto ti sembri innaturale seguire questo mio consiglio.
Ed iniziare invece a notare quali sono tutti i momenti in cui ti capita di non operare in reazione ai problemi.
Da questa configurazione non hai bisogno di ragionare in termini di obiettivi, anche se potresti farlo. Questa configurazione cognitiva ti spinge invece a funzionare pensando ad una direzione, piuttosto che agli obiettivi.
La capacità di rimanere orientato quando sei in questa posizione ti consente decidere una rotta, una direzione MENTRE continui ad essere così… senza bisogno di motivarti, senza bisogno di ‘lavorare sulla tua autostima’, senza bisogno di ‘crederci più di chiunque altro’.
E invece con la piena capacità di notare tutti i più piccoli particolari del contesti in cui sei che ti consentono di prendere le decisioni migliori… velocemente… senza esitazioni, in tempo reale. E’ quello che un mondo ad alta velocità come quello in cui viviamo richiede. Non essere più motivato, ma essere più presente.
Quando sei così… e sei CHI SEI davvero, tutte le altre componenti della performance, del raggiungere gli obiettivi… vanno a posto da sole senza bisogno di pensarci… e sono totalmente allineate alla parte più vera di te.
Scrivi un commento