Se ti faccio la domanda ‘chi sei?’…
quale è la PRIMA cosa che ti viene da rispondere… ovviamente DOPO il tuo nome?
L’ingegnere xxx
Il responsabile manutenzione della fabbrica yyy
Il fidanzato di zzz?
Il papà di…
Il dirigente della società…
Il rappresentante sindacale della fabbrica…
Qual è la prima cosa che ti viene in mente quando pensi a chi sei?
Te lo chiedo perchè mi capita spesso di lavorare con delle persone che, oramai da tanto tempo…. e forse da sempre, hanno scelto il loro ‘posto tranquillo’ nel mondo.
Si sono identificati con il loro ruolo. Tutti li conoscono in quel modo lì. E hanno finito per conoscersi anche loro, in quel modo.
Magari sono degli ottimi cantanti, o degli ottimi avvocati… o delle ottime impiegate in amministrazione.
O degli ottimi professori universitari.
Sono riconosciuti dal mondo per questo, e da questo traggono la loro soddisfazione. E passano tutto il tempo che hanno a disposizione, e utilizzano tutte le loro energie, per accreditare l’immagine che il mondo ha di loro.
Magari per un adolescente l’ambito di eccellenza in cui sceglie di dedicarsi è lo sport.
Per un avvocato diventare il miglior avvocato della sua città.
Per una casalinga, il cucinare particolarmente bene dei piatti difficili.
Quello che succede è che si identificano con una cosa.
E si definiscono così perchè quella è l’attività, il settore… in cui hanno più successo… in cui sono in qualche modo comodi e non corrono pericoli. Dopo tutto hanno investito così tanto per arrivare così in alto. Hanno passato tanto tempo per fare in modo che il modo iniziasse a vederli così.
Ma spesso lasciano tutto il resto indietro.
Eppure tra le persone più brillanti che abbia mai conosciuto riconosco sempre alcuni tratti comuni. E uno di questi è la capacità di muoversi velocemente e di spostarsi, se è quello che vogliono, in direzioni completamente diverse da quella per cui il mondo li conosce.
Uno di questi, per dirti, è un ingegnere e dirigente di una business school piuttosto importante. Per il mondo è l’ingegner tal dei tali, esperto di fund raising e così via. Eppure a 60 anni ha pubblicato il suo primo romanzo noir – ed ha avuto un successo incredibile.
E la cosa gli è riuscita bene perchè, oltre ad essere bravo e ad avere idee originali, lui non si vede e non pensa a se stesso in termini di ‘chi sei’ nello stesso modo in cui continua a vederlo il mondo.
E tu intorno a cosa, o a chi hai orientato la tua identità?
Molte persone, durante il lavoro di coaching che faccio con loro oppure nei corsi, lasciano emergere questo: si sono stancate di come il mondo li vede da troppo tempo e vogliono uscire dalla proprioa zona di comodità ma non sanno come.
Hanno troppa paura di quello che c’è fuori… di quello che non conoscono… Hanno paura di essere rifiutati, di apparire poco intelligenti, di non essere all’altezza dei successi che hanno già ottenuto. Dei successi che il mondo gli riconosce.
E mentre diventano bravissimi in una cosa, non lasciano che le abilità, la speciale sensibilità che sviluppano e che creano in quel settore… entro nella loro vita e si estenda in ogni altra area di quello che fanno, in ogni loro attività. E questo li allontana dal vivere pienamente la propria vita.
Tipicamente questo è quello che succede, per molte persone, in un momento preciso dell’adolescenza.
Perchè questo è il periodo in cui ci si inizia confrontare con gli altri, con il mondo, con chi è migliore di te o peggiore di te…
Quello è un momento in cui il mondo sembra difficile, complicato, inaccessibile per molti dei suoi lati. E allora si sceglie chi essere… e si sceglie la cosa più comoda. O quella in cui si riesce meglio. O quella in cui si è disturbati meno dal mondo. O in cui il mondo permette di stare con il minimo sforzo da parte nostra.
Ma poi succede che le persone rimangono in questo ‘spazio comodo’ anche per gli altri anni a seguire, se non c’è qualcuno che li tira fuori da li, o se non hanno le risorse per farlo.
E di solito QUESTO è esattamente quello che faccio nel mio lavoro.
Questo è quello che faccio e che funziona per me… ed è quello chiamo trasformazione professionale e personale allo stesso tempo… e rendere possibile per le persone questa transizione è il mio lavoro.
L’evoluzione su cui lavoro con le persone è questa… ed è organizzata secondo una intenzione ‘unica’: condurle persone ad adottare e mantenere una posizione da cui non solo ‘tutto è possibile’ ma in cui mantengono un collegamento continuo con una grande senso di possibilità nel mondo… sullo stare nel mondo… su quello che succede nel mondo intorno a loro.
E questa posizione normalmente genera una grande voglio di passare all’azione.
Le persone che ci entrano iniziano a ‘percepire’ il contesto in cui operano in un modo completamente diverso da prima… ed iniziano a notare cose che prima non notavano… tutti i dati che il sistema formisce loro, e ad utilizzarli per andare verso ciò che vogliono.
Notano quello che vogliono in quel momento, non quello che il mondo si aspetta da loro. Se vogliono scrivere un libro, lo scrivono… anche se sono i direttori del personale di una multinazionale. E vedono tutte le possibilità che il mondo offre loro, e le conseguenze che derivano dalla loro azioni, sia positive che negative… e come queste possibilità si evolvono nel tempo, e dove possono portarli.
Sperimentano nel tempo una attitudine all’azione… agiscono e poi resettano la loro posizione per la prossima azione E riescono a fare tutto quest partendo da una posizione di ‘attivazione’ particolare che è NEL corpo ma non è semplicemente una sensazione del corpo. E’ una rappresentazione somatica di quello che per loro significa ‘eccellenti’.
Mancano pochi giorni al ReSonance Day del 19 gennaio a Roma, in cui potrai apprendere ad essere così anche tu.
E poi potrai fare tutto quello che vuoi. Ed essere chi sei.
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