Tutto il mio lavoro parte dall’idea che abbiamo un ‘blueprint’… un modello che ci appartiene da dentro… e che rappresenta come siamo al meglio di noi stessi. E non ‘al meglio’ in maniera ideale… ‘al meglio’ non vuol dire migliori o più aderenti a certi ideali… Al meglio vuol dire questo: come siamo quando siamo in una posizione in cui non possiamo sbagliare.
Ogni tanto (raramente per fortuna) succede a tutti di trovarsi in situazioni davvero critiche – dove è essenziale fare quello che va fatto, e farlo bene perchè da li dipende la vita o la morte.
Ti sei mai trovato a fare una escursione in montagna con alcuni tratti esposti nei quali fare molta attenzione, e di trovarti in difficoltà? E renderti conto che da ogni passo che fai vicino al precipizio, e dal fatto di mettere il piede giù in maniera corretta… dipende il fatto che tornerai intero a casa?
Ad un certo punto, in una situazione del genere, succede spesso che sei consapevole della posizione in cui ti trovi – ed allo stesso tempo metti i passi uno dietro l’altro con leggerezza – sentendo che da ognuno dipende la tua vita e che allo stesso tempo, letteralmente, non puoi sbagliare. E’ una sicurezza che senti, anche se non hai nessun dato logico che lo supporta.
E’ un paradosso, ma è un paradosso – una specie di cortocircuito positivo – in cui avviene che mente e corpo iniziano ad essere percepiti come due cose estremamente collegate tra loro. Ti senti particolarmente vivo, anche se sai che il prossimo passo è quello che potrebbe farti cadere. Eppure non cadi.
Il ReSonance ha proprio questo effetto: portarti in una posizione in cui hai questo tipo di sicurezza, davanti ad ogni situazione ed in ogni contesto inaspettato. Lo stesso tipo di prontezza, lo stesso tipo di posizione in cui puoi prendere le decisioni migliori e compiere le azioni migliori per te, indipendentemente da quello che succede intorno a te, o da quello che non succede.
Questo è il nucleo del lavoro che faccio. Uno dei modi in cui lo faccio è utilizzando delle storie. Ma sopratutto utilizzando le storie che gli altri, le persone con cui lavoro, raccontano. Agli altri, e a se stessi. Le storie che modellano le loro decisioni, la narrativa con cui descrivono se stessi al mondo, e descrivono la vita che vogliono vivere.
Perchè le storie che le persone raccontano, e si raccontano, determinano il modo in cui entri in relazione con gli eventi della tua vita.
Uno dei modi in cui puoi iniziare a scoprire come è organizzata la tua ‘mitologia personale’ te lo dico in questo articolo, ed è semplice: inizia a portare attenzione alle storie a cui porti attenzione.
Qual è il romanzo che rileggeresti continuamente? l film che rivedresti per la centesima volta? E qual è il personaggio di questo film che ti piace di più? E quali scene del film ti piacciono di più, e cosa fa il ‘tuo’ personaggio in queste scene? Cosa ti affascina di questa storia? Cos’è che risuona con la TUA mitologia personale e la accende?
Una delle cose più interessanti di questo lavoro è che la tua mitologia personale ha meno a che fare con il linguaggio e con la narrazione in sè di quanto abbia a che fare con il corpo.
O meglio, con una posizione in cui mente e corpo sono considerati da una unica posizione. Da una posizione in cui le parole e l’allineamento somatico sono perfettamente collegati – sono esattamente la stessa cosa.
Come nelle esperienze più profonde di discipline somatiche alcuni riescono a sperimentare mente e corpo come una unica cosa… la stessa cosa avviene nel ReSonance. Solo che avviene molto più velocemente. E questa è esattamente la stessa posizione in cui ti trovi, guidato dalle circostanze, quando da ogni passo che metti sul terreno sconnesso può dipendendere la tua vita.
Cosa potrebbe significare dire avere QUEL tipo di prontezza – quando hai bisogno di prendere le decisioni importanti?
Quando sei in quel modo – cambia il modo in cui ti muovi, cambia il modo in cui respiri, in cui guardi gli altri. Perchè il modo in cui ti muovi, in cui usi la tua muscolatura ha un impatto sul modo in cui ti muovi nel mondo, e cambia il modo in cui ti percepiscono gli altri intorno a te. Ha un impatto sul modo in cui comunichi.
Quando usi il corpo in questo modo non hai bisogno ‘convincere’, ‘persuadere’, usare tecniche di comunicazione. Sei già in una posizione in cui – prima di tutto queste – SEI e trasmetti senza parole la tua presenza e la tua intenzione arriva direttamente a chi ti è intorno.
Questo è il vero nucleo di quello che insegnerò nel corso Mind Reading del 29 e 30 giugno: come prendere questa posizione in cui sei quando senti presente questa prontezza e come tradurla e collegarla a tutto quello che fai nella tua comunicazione per avere un’impatto sugli altri.
E la cosa più importante è che avrai questa prontezza disponibile in ogni ambito in cui desideri sia presente.
Ci vediamo il 29 e 30 giugno a Roma per Mind Reading
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