Ho ricevuto una domanda da un business coach: lavora con un professionista (un personal trainer) che vuole diffondere un suo metodo di allenamento personalizzato.
Il suo cliente, il personal trainer, non ha ancora le idee chiare su quali saranno i suoi clienti ideali, il suo mercato di riferimento, non ha chiarezza anche su quali sono i benefici del suo metodo rispetto ad un allenamento generico.
Qualsiasi cosa il business coach gli dica, rimane ad un livello così generale e vago che sembra impossibile andare avanti.
Se sei un coach, cosa fai in una situazione come questa?
Allora… personalmente quando lavoro con un nuovo cliente la prima cosa che faccio è cercare di distinguere quello che vuole da quello che è pronto per fare.
E’ pieno di persone che creano metodi unici, protocolli, sistemi.
MA:
– a volte non sanno rendersi conto se il loro metodo è efficace
– a volte non sono in grado di fare il passaggio dalla ‘grande idea’ ad un sistema indirizzato ad un target di persone, che si focalizza sui benefici reali per chi lo userà, con un marketing adeguato.
Il lavoro, dal mio punto di vista, per un business coach è avere una expertise nell’area specifica in cui vuole far evolvere il cliente (eh si… per me un coach DEVE sapere di cosa si sta parlando, non deve dare solo consigli generici o motivare. Quello NON è coaching utile) e riconoscere DOVE è il proprio cliente rispetto a dove vuole arrivare.
E a quel punto deve mettere in atto le strategie di coaching che conosce per mettere il proprio cliente in una posizione di compiere delle azioni che siano ‘irresistibili’ per lui che lo facciano andare nella direzione corretta.
(Nel mio caso io e gli allievi della Scuola utilizziamo il ReSonance, che si è dimostrato straordinariamente efficace in questo).
Quello che faccio quando mi capita un cliente con questo tipo di aspetti su cui lavorare… è utilizzare le sessioni di coaching come area in cui sviluppare il suo programma.
Ovviamente è un lavoro che so fare, e so gestire per lui sia gli aspetti del processo che porta un’idea alla sua realizzazione sia gli stati emotivi e di prontezza all’azione in cui so bene che si troverà momento per momento. Conosco bene come in un processo del genere la persona si troverà in certi momenti assolutamente eccitato per lo sviluppo del suo programma/corso/metodo… e come in certi momenti completamente dubbioso sulle proprie abilità di realizzarlo.
Quello che faccio di solito è aiutarlo a definire almeno alcuni punti principali su quello che vuole fare:
Il primo è la ragione d’essere del suo progetto / metodo / corso.
Qualcosa basato su una osservazione, una premessa, un assunto su quello è che è già presente nel mercato per cui è NECESSARIO che il suo programma nasca.
Ti faccio un esempio, scrivendoti la ragione d’essere del ReSonance.
Qualcuno di voi sa che il ReSonance nasce come confluenza di strategie/tecniche (molte delle quali somatiche) per ‘attivare’ nella persone uno stato di attivazione e di prontezza in cui naturalmente compiono delle azioni nella direzione in cui vogliono andare. E’ un modello molto raffinato di lavoro con le persone che crea risultati in questi termini.
E l’ho creato – dopo 10 anni che lavoravo nel settore – perchè ero un po’ stanco di vedere coach che lavoravano con metodi che motivano le persone all’inizio ma che poi perdono la loro efficacia quando i loro clienti devono davvero rimboccarsi le maniche e fare le cose. Quello che mi interessava era una metodologia che ‘sbloccasse’ le persone nei risultati, non in quello che si raccontano, e che la facesse trovare uno o due anni dopo in una situazione completamente diversa da dove erano prima.
Il secondo punto è: qual è l’idea alla base del tuo progetto / metodo / corso. Su cosa si basa?
L’idea alla base del ReSonance è che esiste una ‘posizione di risonanza’ a cui possiamo accedere in maniera somatica e linguistica allo stesso tempo… e che quando siamo in questa posizione riusciamo a funzionare molto meglio in termini di decisioni che prendiamo e di naturalezza con cui compiamo le azioni che ci portano dove vogliamo. Spariscono indecisione, dubbi e rimane solo la capacità di ottenere risultati. Questa posizione di risonanza è il contrario dell’essere motivati o carichi. E’ tutt’altro.
Perchè qualcuno dovrebbe essere interessato al tuo metodo?
Perchè dovresti interessarti al ReSonance?
Gli americani direbbero: What’s in there for me?
Che ci guadagno?
Qual è il valore a lungo termine che il tuo servizio aggiunge in termini di risorse (tempo/soldi)?
Il trucco è essere molto specifici e rendere – attraverso TUTTO quello che fai – questi vantaggi irresistibili.
Per esempio – qui ci sono alcune cose che mi hanno scritto dei clienti di sessioni di coaching ReSonance nelle ultime 3 settimane.
Sono riuscito a finire di scrivere la tesi, cosa che era sospesa da 3 mesi. In due settimane ho scritto più di quello che ho scritto negli ultimi 5 mesi.
Dopo una carriera corporate ho deciso di lasciare il lavoro per creare la mia azienda. Ma non so perchè una volta senza rete mi si è spento l’entusiasmo e non riuscivo più a portare a compimento i passi che sapevo essere necessari per ripartire come imprenditore. Lavorando con Simone ho scoperto (cosa di cui non mi ero accorto prima) che se avessi aperto questo avrebbe cambiato in parte la relazione con i miei familiari e questo inconsciamente mi frenava dall’iniziare. Adesso la mia azienda è aperta e funziona, e sono riuscito a mettere tutti i pezzi insieme.
Più che trovare semplicemente il valore per il cliente, trova dei benefici specifici. E costringi i tuoi clienti a trovarli… questo li obbligherà a chiarirsi le idee… ed a ripulirle, a definire con precisione quello che vogliono fare.
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