Qualche anno fa un mio amico che aveva all’epoca un negozio di computer ha dato in gestione la sua attività al fratello ed ha iniziato a viaggiare. Gli è sempre piaciuto fotografare e così ha progettato il suo viaggio, ha preso la sua macchina fotografica, ha messo un bel po’ di roba in uno zaino ed è partito.
A piedi, in autobus, in autostop, su vecchi camion degli anni ’60 si è girato così buona parte del Sudamerica: Argentina, Bolivia, Messico. Facendo delle foto bellissime, tra l’altro.
Ma la cosa che mi interessa nella sua storia è quella di come ha deciso di viaggiare, man mano che proseguiva nel suo percorso. Ed è questa: all’inizio del viaggio andava in giro con uno zaino pieno di roba: tanti vestiti, un pò di libri, oggetti vari.
Ad un certo punto si è accorto che spostarsi con lo zaino pieno gli procurava ovviamente delle limitazioni: poteva camminare poco a piedi e doveva servirsi esclusivamente dei mezzi. Doveva fermarsi spesso per riposare. Non poteva raggiungere molti luoghi che avrebbe voluto vedere.
E allora, piano piano… man mano che si rendeva conto quali erano le sue reali forze… e quello che voleva vedere… ha iniziato ad alleggerire. Ha iniziato a ridurre i vestiti che si portava dietro. Ad eliminare il peso inutile degli oggetti che aveva con sè.
E dopo un anno è arrivato a viaggiare per tutto il Sudamerica portandosi dietro UN pantalone (quello che indossava, due magliette di ricambio, un pile, due mutande, un paio di scarpe… 🙂 oltre che la sua macchina fotografica. L’essenziale. Quello che serve DAVVERO e NIENTE di più.
Ha eliminato quasi tutto il peso ed ha iniziato, d’un tratto, a camminare più spedito.
A poter arrivare da solo in posti dove prima non sarebbe arrivato. A sentirsi più libero. Fino a diventare, davvero, più libero.
E viaggiare leggero per lui è diventata la base secondo cui muoversi nel mondo. Anche quando è in città… Quando fa qualsiasi cosa?
Mi piace l’idea di ‘viaggiare leggeri’ anche in relazione a come organizziamo noi stessi in relazione a ‘chi siamo’.
‘Chi siamo’ è una frase strana. Molti sanno *pensare* a quali sono le loro convinzioni, le proprie idee, i propri valori. Ma quando si tratta di rispondere alla domanda ‘Chi sei?’ il volume di quello che ci raccontiamo… e dei pensieri si abbassa istantaneamente ed è impossibile non portare attenzione al corpo.
Per alcuni anni, parecchio tempo fa, ho lavorato con le persone per migliorare alcuni loro aspetti funzionali del movimento: la qualità del gesto atletico e del movimento, la qualità della performance – artistica, sportiva, di percezione – quando operi partendo da ‘chi sei’.
E una delle cose più normali che può capitare quando fai un lavoro del genere è di lavorare con persone che mantengono un livello di tensione enorme a livello muscolare, qualsiasi cosa facciano nella vita. Muscoli delle gambe e del tronco, del collo PERENNEMENTE contratti. Sempre. Anche quando sono in ufficio.
E non se ne accorgono neanche. Quella condizione lì è la base del loro agire nel mondo. E’ la base del loro modo di essere quando parlano con le persone, quando lavorano, quando cucinano, quando giocano con i loro figli. Della loro performance e, in definitiva, della loro vita.
Basta poggiare una mano sulla loro schiena, o sulle gambe e sentire rigidità e tensione. Lo sentirebbe chiunque, anche uno che non fa questo di mestiere.
Chiunque suoni ad un buon livello uno strumento sa bene che tutti questi sono aspetti che influenzano in maniera molto diretta e verificabile la qualità della performance: il suono che esce dai loro strumenti e da loro stessi, la gestione dello spazio sul palco, l’interazione con gli altri elementi del gruppo. La capacità di suonare la prossima nota con il tempo giusto in relazione a quello che suonano gli altri sul palco.
Ma anche se non sei un musicista od un performer, prova ad immaginare la QUALITA’ delle azioni che si generano a partire da quel modo di essere. Prova a pensare allo sforzo che fanno quelle persone mantenere in tensione, sempre, quelle parti del corpo. Che PESO devono portarsi addosso avendo quella tensione E fare quello che devono fare normalmente nella loro giornata.
E prova a pensare a come cambia OGNI COSA dopo aver portato il loro modo di essere ‘normali’ ad uno stato di perfetta prontezza. Non ‘rilassamento’, quello è totalmente diverso. Prontezza, che vuol dire la capacità di organizzare sè stessi in modo da fare quello che va fatto per ottenere il risultato che vuoi, e solo quello.
Immagina come funziona dopo aver ‘alleggerito’ il bagaglio da pensieri, schemi di movimento (e di linguaggio) inutili.
E prova a pensare a come ne sarà influenzata la qualità del viaggio.
Simone
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