Quando lavoro nel coaching personale con degli artisti e in generale con chiunque sia coinvolto in un processo creativo, una domanda che faccio sempre che faccio, e che in passato mi sono posto spesso è
‘Come posso continuare a fare il lavoro che amo mantenendo allo stesso tempo una posizione non solo protettiva ma che mi permetta di mantenermi aperto alle idee?’
Penso in questo momento all’antica Grecia, a Roma, al Medioevo. Alla Grecia soprattutto.
I Greci fondamentalmente credevano che il processo creativo fosse originato dall’intervento di uno spirito, un guardiano divino e che venisse avviato per qualche motivo a loro sconosciuto; quando un artista creava qualcosa di nuovo e di meraviglioso, c’era un demone… un daimon, che elargiva saggezza da lontano. Un Genio. Un entità che viveva (letteralmente) nei muri di casa, un po’ fantasma un po’ elfo, il cui compito era ispirare l’artista che doveva solo farsi mezzo operante e modellare il risultato finale di quel lavoro.
Quello che doveva fare l’artista insomma era continuare ad esercitare i suoi strumenti ‘tecnici’ e rimanere semplicemente aperto all’intervento di questo aiuto esterno. Altrimenti il processo creativo non sarebbe potuto realizzarsi appieno.
E TUTTI sapevano che era così che funzionava: gli artisti antichi sapevano che c’era qualcuno ad aiutarli da fuori… era ‘conoscenza’ comune ed infatti la creatività per moltissimo tempo è stata considerata in questo modo.
I problemi sono iniziati quando, ad un certo punto, invece che il processo creativo in sè è stato messo al centro l’individuo che realizzava l’opera, e si è iniziato a definire l’artista ‘genio’. E questa non è stata una cosa molto saggia 🙂 : permettere a qualcuno di credere che dentro di sè sia racchiusa l’essenza del mistero della creatività significa caricarlo di un peso troppo grande da sostenere per la mente umana, e crea delle aspettative enormi sulle performance. Ed è successo molto spesso che abbia distrutto parecchi artisti negli ultimi… 500 anni.
Il punto è: possiamo fare diversamente?
Dal mio punto di vista, quello che possiamo iniziare a considerare da un lato è l’imprevedibilità del processo creativo. E’ una cosa che non dipende esclusivamente da noi. E’ sempre stato così e gli antichi conoscevano benissimo questo processo, e non se ne preoccupavano più di tanto.
Dall’altro lato possiamo iniziare a guardare da un nuovo punto di vista il modo di essere di tutti quegli artisti che almeno una volta nella loro carriera hanno eseguito delle performance eccezionali.
Penso che a tutti sia capitato di eseguire o di assistere almeno una volta nella vita all’esecuzione di un concerto, di una danza, di una improvvisazione in cui l’artista sembrasse essere, all’improvviso, qualcun altro da lui… come un essere trascendente ATTRAVERSATO da qualcosa.
Il programma della serata è lo stesso, il concerto è quello, il luogo magari rimane quello. Eppure una sera, ad un tratto, durante la performance il tempo sembra fermarsi, e sembra che passi attraverso una specie di portale. Fai le stesse cose che hai fatto 1000 altre volte nelle ultime 100 sere ma lì, quella sera, tutto si allinea ed il risultato è la perfezione. La tua perfezione.
Quello che mi piace fare durante il coaching con i clienti è proprio questo: rendere quello stato lì, quell’allineamento apparentemente casuale la BASE di partenza di come sei… e permetterti di iniziare DA QUEL PUNTO per fare qualsiasi cosa tu voglia: suonare, cantare, danzare… o semplicemente… vivere 🙂
E… ho una altra domanda per te: in che modo un diverso approccio alla creatività è indispensabile anche se non sei un artista?
Alla prossima e… aspetto il tuo commento qui sotto!
Simone Pacchiele
Se mi parli di saggezza greca andiamo bene. Riguardo le prediche dei monaci medievali, io sono più vicino ad Erasmo da Rotterdam…
La mia formazione, dirò che a 75 anni di età non mi serve più, perciò leggo solo per mio diletto.
Dirò che quando lavoravo in banca avevo dei superiori profondamente ignoranti che mi trattavano quotidianamente a pesci in faccia. Ancora oggi, nonostante io creda di essere aperto, non trovo possibilità di dialogo con nessuno, perciò leggo in solitodine per creare soprammobili da usare nella mia “torre d’avorio”, e gli altri… peggio per loro. Vuoi da me delle domande? Non ne ho nessuna… Cordialmente