
Ti dico una cosa che non diranno nei corsi di crescita personale, di leadership o di team bulding.
I principi morali sono uno strumento di negoziazione. Non una religione.
Sì, hai capito bene.
Non sono il segno di purezza, coerenza, valore spirituale.
Sono una leva da tirare al momento giusto per ottenere vantaggio in una trattativa.
Come una pistola appoggiata sul tavolo in Gomorra — non per usarlo, ma per farti capire che non sei lì a pettinare le bambole.
Tu dici: “Sono vegetariano”.
Ma la verità è che non stai solo scegliendo cosa mangiare.
Stai dicendo al mondo: “Questo è il mio muro. Se vuoi entrare, devi passare da qui.”
Perché il mondo ti chiede compromessi.
“Ma dai, è solo una salsiccia.”
“Che ti costa, è avanzato.”
“Vuoi davvero che cucini due piatti diversi per te?”
E tu puoi cedere.
Oppure puoi usare il principio come carta incollata al tavolo: “Se la tocchi, salta tutto.”
Perché è questo che fa un principio ben piazzato: rende più costoso trattare con te su certe cose. E quindi vinci la trattativa prima ancora di iniziarla.
È lo stesso motivo per cui certi attivisti sembrano intransigenti, integralisti, fanatici.
Perché sanno che se mollano una volta, anche solo per cortesia, si apre una crepa.
E da lì cominciano a infilarti dentro tutto: carne, compromessi, senso di colpa, pasta con ragù e giustificazioni.
Chi sta attento alla coerenza non lo fa per bellezza.
Lo fa per potere.
Potere negoziale, relazionale, simbolico.
E qui arriva il paradosso:
Chi vuole solo “fare del suo meglio” perde sempre.
Perché nel mondo reale, “fare del tuo meglio” non ferma nessuno.
Non crea rispetto.
Non impone un limite.
È come dire “farò il possibile” al tuo rapitore.
Buona fortuna.
I principi rigidi — quelli che sembrano esagerati — funzionano perché ti mettono in una posizione chiara.
O dentro, o fuori.
Se rompi il tuo stesso schema, sei uno qualunque.
Se lo reggi fino in fondo, sei una mina vagante.
E le mine, anche da spente, fanno paura.
Alla fine non conta se davvero credi che una bistecca uccida il pianeta.
Conta quanto sei disposto a perdere pur di non mangiarla.
Quello è il prezzo della tua voce.
E se il tuo prezzo è alto, la gente comincerà a trattarti come uno che ha qualcosa da dire.
Non come uno che vuole solo fare il bravo.
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