Quando penso alle abilità delle persone, penso che siano state assegnate in maniera ‘equa’, per così dire.
Qualcuno può essere più bravo nello sport, ma non essere intonato. Qualcuno riesce a pensare più in profondità e prevedere le mosse dell’avversario ma avere poco senso pratico.
MA
quando pensiamo a noi stessi, la tendenza è che pensiamo di essere più bravi in tutto. Quello che diciamo a noi stessi di noi stessi è che siamo (almeno un po’) migliori.
E’ quella che chiamo l’illusione della superiorità.
“Siamo i più fighi”, insomma
Prendi in considerazione una abilità comune, come guidare.
Un po’ di tempo fa alcuni ricercatori hanno chiesto ad un po’ di persone come valutavano sè stessi confrontandosi con altri guidatori. Bene, circa il 93% delle persone intervistate si considera al di sopra degli altri.
La cosa interessante è che non gli è stato chiesto qualche dato numerico (come i punti sulla patente persi o il rispetto delle norme di sicurezza). Gli è stato chiesto: come ti consideri in relazione alle altre persone nella guida?
Ed è ovvio che il 93% delle persone NON può essere sopra la media, per definizione.
E non succede solo per le abilità richieste nella vita di tutti i giorni.
Il 94% dei professori universitari si considera migliori dei colleghi, percentuali simili per i manager e… persino per i preti o ministri del culto.
Ovviamente, non è che ognuno di noi pensa di essere il migliore, ma la quasi totalità pensa di essere superiore agli altri.
Motivazione intrinseca ed estrinseca
Il motivo per cui questo succede ha a che fare con i due tipi di motivazione che hanno normalmente le persone quando scelgono di fare qualcosa.
Pensa all’ultimo libro che hai letto: forse l’hai letto per migliorare te stesso. O per imparare qualcosa che ti avrebbe apportato un vantaggio al lavoro. O per un tuo gusto estetico. O perchè sei una di quelle persone che non sanno stare senza imparare
Ma porta l’attenzione per un secondo sul perché pensi abbia letto lo stesso libro il tuo vicino sul frecciarossa che ti ha portato da Milano a Roma lunedi scorso.
Probabilmente la motivazione che ti viene in mente non è così nobile come la tua. Giusto?
La maggior parte delle volte crediamo che tutte le cose ‘buone’ che facciamo noi partano dal nostro interno, ci appartengano in quanto emergono da noi stessi.
Le altre persone invece non sono come noi.
Noi lavoriamo perché abbiamo uno scopo, gli altri perché devono portare a casa uno stipendio.
Facciamo volontariato perché siamo puri di cuore. Gli altri perché probabilmente erano soli e non sapevano come passare il tempo.Noi facciamo quello che facciamo perché siamo anime belle. Per gli altri era solo che passavano di li per caso.
Ok, ho esagerato un po. Però adesso hai capito il concetto?
Non sto parlando del tipo (ognuno di noi ne conosce uno) che qualsiasi cosa tu gli dica lui la fa sempre meglio e ce l’ha sempre meglio di te. E ognuno di noi ammette che non è poi così bravo a guidare o in alcuni aspetti del proprio lavoro.
Ma quante persone ammetterebbero ed accetterebbero di essere nell’ultimo percentile in qualcosa che è importante per loro?
Qualcuno dovrà pure esserci lì. Ma non noi. Ovviamente.
Quello che mantiene le persone in questo loop viene normalmente chiamato l’illusione della consapevolezza asimmetrica. Sappiamo che le persone intorno a noi hanno le proprie piccole illusioni e anche che sono davvero brave in qualcosa Ma non vediamo le nostre.
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