Quanti dischi vendi o la qualità di quello che suoni?
Ovviamente dipende da quello che vuoi ottenere.
E il ‘risultato’ che ottiene un musicista è misurabile in maniera oggettiva in qualche modo?
Perchè se sei un musicista e ti interessa soltanto il guadagno immediato, quello che conta sono solo quante persone hanno acquistato il disco o comprato il biglietto del concerto
Ma è una visione decisamente limitata.
Se fosse così i tre ragazzi italiani che fanno pezzi liric-pop melodici e che fanno il tutto esaurito negli USA otterebbero risultati maggiori di uno dei migliori pianisti jazz.
E’ semplice dire che se la metrica con cui misuri i risultati è quella che misura gli acquirenti del disco – i tre minitenori hanno ottenuto e ottengono risultati migliori.
Ma quella, se non per alcuni, non è l’unica metrica possibile.
Albano e Romina conterebbero più di Tenco, e Orietta Berti più di Bruno Martino. E i Rondò Veneziano più di Glenn Gould.
Ovviamente le cose più complesse sono più difficili da comprendere e generano un numero minore di interessati… All’inizio.
Ma magari tra 30 anni dei tre ragazzi tenori nessuno comprerà un disco, mentre gli eredi del violinista classico (nicchia nella nicchia) percepiranno ancora le royalties delle sue registrazioni che contengono una perfezione assoluta.
Solo che se non sei in grado di valutare la perfezione dell’esecuzione del violinista, per te il suo disco o il suo concerto è esattamente uguale a quello del violinista che chiede un’offerta sotto la metropolitana.
Qual è il livello di dettaglio che sei in grado di percepire in quello che ti è intorno… e che ti permette di distinguere che ‘questo non è quello’?
Quando avevo 14 anni avevo accesso alla raccolta di dischi jazz di famiglia… mettevo un disco sul piatto e non lo capivo – dopo un po’ mi veniva sonno ad ascoltarlo… ma sentivo che lì dentro c’era qualcosa di complesso ed interessante che al momento non decodificavo e che proprio per questo mi ‘stancava’ ascoltare.
Dopo un paio di mesi di ascolti di questo tipo, all’improvviso inizio a percepire tutta la complessità di quel tipo di linguaggio ed a intravederne la bellezza.
E’ così anche quando studi una lingua: guardi dei film e non li capisci e dopo alcuni mesi di studio, all’improvviso il tuo livello di comprensione aumenta improvvisamente ed in modo non lineare.
La complessità e la bellezza spesso non sono immediatamente percepibili. Richiedono metriche – capacità di valutare e decodificare un vero e proprio linguaggio – che ancora non hai e che va costruita.
E questo richiede tempo.
Come il tempo necessario per imparare una lingua.
Come il tempo per comprendere qualcosa di più complesso di Albano e Romina.
Quanto tempo passi a fruire di cose che capisci e percepisci come ‘belle’ secondo le tue metriche?
E quanto tempo passi ad esporti a stimoli che non ritieni belli/capaci di generare risultati per te ma che intuisci potrebberlo esserlo nel momento in cui inizi a comprenderli?
Perchè ti assicuro una cosa… nel lungo periodo le performance, i risultati economici che ottieni, la tua evoluzione personale e professionale dipende esclusivamente da questo rapporto. Da quanto del tuo tempo dedichi a quello che non comprendi… per costruire la capacità e la sensibilità che ti consentiranno di comprenderlo e di farlo funzionare per te un giorno.
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