Il cuore di un triatleta abituato a gare di lunga distanza batte più lentamente di quello di una persona normale.
Quello di una persona sana che non fa molto sport, normalmente, a riposo, ha fra le 62 e 75 pulsazioni al minuto. Quello di un atleta abituato alle lunghe distanze tra i 40 e 50, spesso anche meno
Se io e te andiamo a correre (a meno che tu non sia un triatleta o comunque abituato alle gare di endurance) le pulsazioni salgono a 120 o a 130 battiti al minuto. Se corri molto velocemente a 140 o 160… forse anche a 180 battiti al minuto.
E quando ti fermi, ci vuole un po’ di tempo perchè le tue pulsazioni tornino normali… alla loro frequenza di 60-70 pulsazioni. A volte ci vuole un BEL po’ di tempo.
Le persone abituate a correre lunghe distanze sono allenate a far ritornare il loro cuore su una frequenza bassa molto velocemente – e per molto tempo si è creduto che questo fosse buono: più basse sono le pulsazioni meglio è, e più velocemente tornano basse meglio è.
In realtà non è così: molti atleti di endurance… molte persone che corrono molte maratone prima o poi hanno problemi al cuore. E molto spesso li hanno immediatamente DOPO le performance.
E non è il fatto di correre di per sè che genera problemi, ma come corrono.
In fondo, in natura l’uomo corre da secoli, e questo non ha mai costituito un problema.
Ma nelle società primitive, quelle di cacciatori, nessuno correva mai per lunghe distanze. Nessuno correva per 40, 30 o anche 10 chilometri.
L’uomo correva per brevi distanze. Se aveva catturato la preda si fermava. Altrimenti recuperava le forze, e poi ripartiva.
Per gli animali funziona nello stesso modo. Quando caccia, un ghepardo fa uno scatto velocissimo e sostiene una grande escursione di pulsazioni per un breve tempo, e poi si riposa per l’attacco successivo.
E così i leoni quando cacciano, ma anche le balene quando nuotano, e gli uccelli quando volano.
Lo schema è lo stesso: una fatica più intensa, e poi riposo. Una fatica intensa, e poi riposo, e così via.
Ed i bambini funzionano nello stesso modo. Corrono, e si fermano, corrono e si fermano.
Le pulsazioni salgono, e poi scendono. Continuamente. Si adattano all sforzo richiesto, e salgono velocemente quando ce n’è bisogno. E poi ritornano basse.
Ed è questa capacità di adattarsi allo sforzo che le rende sane.
Da un certo punto di vista, lo sport di lunga durata… le maratone, le ha inventate l’uomo moderno. Prima di Filippide, non credo che nessun umano avesse mai corso più di 42 chilometri.
E nella maratona quello che succede invece è che si allena la capacità di mantenere le pulsazioni costanti all’aumentare dello sforzo. Da un punto di vista biologico questa cosa non è sana. E’ POSSIBILE, ovviamente, ma non sana.
I bambini piccoli hanno questa enorme capacità di adattare il loro corpo ed il loro cuore allo sforzo che fanno. Le persone anziane mostrano cambiamenti del loro cuore piccoli nonostante gli sforzi che fanno.
Non sono un dottore, non mi occupo di allenare altre persone (anche se mi alleno molto) ma questo stesso schema lo noto quando lavoro con le persone nel coaching o nei corsi.
Mi è capitato spesso di lavorare con artisti… violinisti, pittori, cantanti… che hanno del geniale.
Con imprenditori ed executive che hanno del geniale, con sportivi che hanno una enorme intelligenza in come gestiscono il loro corpo.
E una delle cose che hanno in comune tutte queste persone è proprio questa: la capacità di essere assorbite totalmente da qualcosa per un tempo relativamente breve, e di riuscire nel corso di una sola giornata a passare più e più volte da una attività all’altra con una velocità pazzesca, ed in ognuna mantenere quel livello di attenzione totale, e quell’intensità. E poi passare alla successiva. E poi magari sdraiarsi sul letto e crollare letteralmente nel sonno in 30 secondi. E svegliarsi dopo 20 o 30 minuti, ed essere pronti di nuovo per ricominciare.
(Tra l’altro… c’è un film bellissimo su Michel Petrucciani, il geniale pianista francese in cui chi lo ha conosciuto racconta proprio che questa era una delle prime cose che notava di lui)
Quando sei con una persona così sembra che il tempo scorra ad una velocità diversa. 24 ore insieme – se non hai sviluppato la stessa abilità di entrare ed uscire da quest’onda di intensità – riposo, possono darti l’idea di averne vissute 48.
Letteralmente, il tempo per queste persone E’ un tempo diverso.
E la loro abilità sta proprio in questo: sono capaci di sviluppare una enorme intensità in breve tempo, di arrivare a far ‘battere il loro cuore’ a frequenze molto alte, e poi riposarsi. E poi ripartire.
Se cerchi di migliorare i tuoi risultati, qualsiasi sia l’ambito che ti interessa, porta attenzione PRIMA a costruire l’abilità di adattarti allo sforzo momento per momento… piuttosto che sostenere quello sforzo più a lungo.
Non è lavorando di continuo più a lungo che si ottengono perfomance straordinarie, ma imparando a strutturare tutto quello che fai in cicli dove lo sforzo è più intenso, e poi ripartire.
Alla prossima,
Simone Pacchiele
Ho sempre pensato che le cose stessero così… E la cosa mi piace!
Grazie Simone per quest articolo che mi ha dato molto da riflettere.