Nota, in questo articolo IN REALTA’ non voglio parlare di marketing ma di persone, e di come prendono le decisioni e ‘performano’ nel loro contesto.
Lavoro nel campo della formazione e del coaching e – insieme ad un piccolo gruppo di colleghi bravissimi – della progettazione di strategie di marketing per alcune aziende che operano su internet in un settore molto specifico.
E quindi mi capita ogni tanto di parlare con persone che conoscono il marketing.
Spesso invece mi capita di parlare con persone che hanno letto moltissimi libri sul marketing: conoscono praticamente qualsiasi novità sul web marketing, tutti gli strumenti disponibili, tutte le idee più recenti.
Ancora più spesso mi capita di parlare con persone che credono che basti un buon marketing e che il resto viene da sè.
In poche parole, proclamano la superiorità del marketing rispetto al prodotto che pubblicizzano.
Andando in giro mi capita di incontrare anche piccoli imprenditori che vogliono far crescere la propria attività usando ‘qualche tecnica di marketing’ (uso le loro parole). A volte citano anche qualche successo editoriale che parla di marketing, di social media, della ‘potenza di internet per generare guadagni’. Ultimamente, per esempio, mi hanno citato un paio di libri famosi di Seth Godin o di Tim Ferriss. Qui rimango perplesso.
E mi viene da prendere in considerazione una sola cosa: la qualità del prodotto che vendono.
Anni fa, in una città diversa da dove vivo adesso, c’era un ristorante dalle parti in cui abitavo. La proprietaria prima lavorava in banca, poi stanca del suo lavoro, aveva deciso di aprire questo piccolo ristorante.
Un giorno decido di entrarci, incuriosito dall’insegna originale e ‘anticonvenzionale’.
Appena entro noto su uno scaffale di una libreria molto moderna (di quelle un po’ oblique e curvilinee – puro design) dei libri di un autore (americano) che scrive libri a metà tra il motivazionale e la divulgazione di marketing. A fianco, libri sul ‘food cost’, su come si ottimizzano i costi della gestione di un ristorante.
Parlo con la proprietaria, e mi dice che ha aperto il ristorante da meno di un mese – mi siedo ordino un piatto di pasta e dopo un po’… mi arriva una cosa letteralmente immangiabile.
Immagina la situazione: locale elegante, di design, ambiente rilassante, musica funky a basso volume, essenza di lampe berger alla menta all’ingresso, quadri di autore alle pareti – ed una cucina tremenda.
Ci sono un paio di idee che mi vengono in mente a riguardo.
Prima idea: puoi iniziare a preoccuparti del marketing quando hai un buon prodotto.
OGNI elemento del contesto in cui lavori contribuisce a creare una percezione del valore che offri alle persone. L’arredo, la musica, tutte le esperienze sensoriali. Ma se la cucina non è buona, è tutto inutile.
Il marketing serve. Tantissimo. Se hai un buon prodotto. Quello che fa vendere ad Apple i suoi computer, non sono le presentazioni di Tim Cook e (prima) di Steve Jobs. Ma il fatto che sono dei computer rispetto al passato eccezionali: puoi usarli per 5 anni senza che diano un problema – niente virus, niente da deframmentare, niente da dover reinstallare ogni 8 −10 mesi.
Vuol dire un valore molto più alto per le persone che sono libere di lavorare invece di preoccuparsi di come funziona un computer. Questo è il reale valore di un computer Apple.
Il momento della presentazione è il momento ‘seduttivo’ in cui pregusti e in qualche modo diluisci il piacere che ti darà il fatto di permetterti un prodotto bello da guardare e da usare nei prossimi anni.
Seconda idea: il marketing da questo punto di vista è un ‘amplificatore di segnale’.
Alza il volume. Se hai un suono pulito, buono, cristallino, il marketing fatto bene te lo amplifica e fa sentire la tua musica più lontano e lo arricchisce di frequenze. Se hai un segnale pieno di rumore e di fruscio, amplificherà anche quello.
Un’altra prospettiva interessante da cui voglio presentarti la questione è quella della congruenza.
In un ristorante bello esteticamente è più naturale per le persone aspettarsi una cucina migliore. Ed un prezzo più alto.
Ed ogni particolare può rafforzare o diminuire questa percezione nella mente del cliente.
Un computer della Apple, venduto in una semplice scatola di cartone invece che in una confezione elegante e piena (anche quella) di tecnologia probabilmente genererebbe clienti meno soddisfatti dell’esperienza di acquisto.
Tempo fa ero in uno studio di un professionista molto affermato della mia città – un avvocato – pieno di mobili antichi – tappeti persiani- tutto era volutamente orientato e predisposto in modo da trasmettere un’idea di valore e di ricchezza. Davvero tutto, tranne un portapenne in plastica blu sulla scrivania dell’avvocato – sicuramente finito li per caso – con la scritta ‘Elettrauto tal dei tali 06-58xxxx’.
E non ho potuto non notare come quel singolo elemento immediatamente abbassava il livello e la percezione che avevo dell’INTERO studio – I tappeti, I mobili antichi e tutto il resto. Quel portapenne blu era l’unica cosa che riuscivo ad avere presente in quel momento.
Terza idea: dopo aver creato la percezione del valore nella mente dei tuoi clienti, se vuoi mantenerla fa in modo che ogni elemento del contesto in cui tu ed il tuo cliente siete sia congruente con tutto il resto e con il valore che vuoi percepisca.
Alla prossima!
P.S. Idee e strategie come queste NON riguardano solo il marketing. Riguardano la comunicazione, lo sviluppo professionale, la capacità di creare relazioni professionali E personali di valore, di generare performance che ti portano i risultati che vuoi ottenere. E sono proprio gli argomenti di cui parlo in Soluzioni Non Convenzionali.
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Simone Pacchiele
www.simonepacchiele.com
…..cosiderazioni interessanti….grazie e buona giornata.
🙂 Fino a qualche tempo fa pensavo che tutto ciò fosse scontato – ultimamente invece mi rendo conto quanto sia diffusa questa smania di raggiungere un qualunque obiettivo utilizzando strategie copiate e incollate qua e là senza alcuna cognizione profonda del campo in cui si stanno applicando e soprattutto delle domande (profonde) a cui dovrebbero rispondere l’applicazione delle stesse strategie. Questo vale anche per il processo personale dell’acquisizione di nuove informazioni e… nel farle funzionare ..- osservo (sempre più di frequente) che in questo processo – maggiore è la volontà di mantenere queste informazioni (intellettualmente) per poi applicarle in un secondo momento.. – minore è la possibilità che si presenti l’occasione per viverle e per “essere” in quel preciso contesto… allora si forza la mano (si bara eccome :)) e compaiono librerie d’effetto – tappeti persiani – portapenne kitch – pietanze approssimative… non c’è un flusso Reale d’informazioni e di segnali che passano – in profondità c’è ancora l’idea di trattenere ostinatamente quella “strategia” con l’avida attesa di “ottenere qualcosa” .. il prima possibile!! ..
Mi ritrovo negli ultimi mesi sopraffatta dai cambiamenti che si susseguono.. e non ho potuto entrare in questo processo e viverne i risultati senza dover lasciar andare persino le soluzioni che man mano mi si prospettavano davanti.. se mi concentravo su una qualsiasi “soluzione” .. ricominciavo dopo breve .. tutto da capo!! 🙂 In effetti, dopo tanti punti e a capo . . mi sono arresa e tutto quello che ho fatto è stato essere in quel momento e godermi lo spettacolo (anche se spesso non era il massimo!).. ed ho iniziato a “fare” con estrema naturalezza tutto il meglio per me e per facilitare quel processo di cambiamento. Il punto è che in quei momenti non pensavo assolutamente alla soluzione di alcun problema.. sentivo e basta! Sentivo quello che andava fatto e tutto era perfetto.. così mi sono ritrovata con una valanga di richieste di collaborazione consigli e di offerte di lavoro o meglio ancora la possibilità di entrare in una rete di rapporti in cui quello che in realtà ho sempre fatto sta diventando di fatto un “lavoro” (faccio fatica a chiamarlo così, perché è estremamente divertente per me!!) –
Nel modo di farlo – 🙂 per me assolutamente scontato – vedo che molte persone si meravigliano di alcuni risultati e in quel momento mi danno la possibilità di osservare quello che è il materiale da “imballare” ..
Sono qui ad intervenire sull’articolo di Simone per osservare che quanto succede nella personale esperienza e in quello che osservo “fuori” in realtà a livello intellettuale era stato acquisito da tempo.. ma acquisire non vuol dire assolutamente “trattenere”.. Simone già si esprime in questa direzione .. quello che ci comunica è molto meno “denso” : niente ricette, pillole o bacchette magiche, ma una frequenza su cui sintonizzarsi che in realtà a bisogno di meno resistenza, meno sforzo meno ..tutto.. 🙂 Certo, sono qui in SnC proprio per tenermi ben sintonizzata anche con me stessa… e mantenere sempre più “questa posizione” (…) .. Intanto, l’idea di iniziare ad imballare al meglio quelli che sto ancora scoprendo essere i miei prodotti mi entusiasma altrettanto, ma nella misura in cui mi accorgo che portano un certo beneficio alle persone che li scelgono e si preoccupano per prime di “dargli un valore” !!! A quel punto, curare ogni dettaglio, dall’intenzione all’idea al processo alla sua applicazione diventa per forza un “divertimento” .. e ogni livello del prodotto lo rende credibile ..
Solo pochi mesi fa alcuni dei temi affrontati qui, – pur trovandoli interessantissimi – non immaginavo minimamente potessero riguardare la mia sfera personale – lavorativa e relazionale.. ora li trovo addirittura indispensabili, visto che mi ritroverò a “dare” consapevolmente qualcosa che non immaginavo neppure si potesse “vendere”.. Ed il vantaggio estremamente importante.. 😉 di percepire che non hai alcuna concorrenza su qualcosa che hai solo tu da offrire!
.. quindi trattenere certe informazioni /apprendere una regola e aspettare che “capiti” qualcosa per cui applicarla.. è un po come mettere una buona etichetta su un pacco vuoto e pretendere che qualcuno pagando ci metta qualcosa dentro!!.. diventa addirittura buffo..
Saluti!!
Grazie, hai scritto un articolo su ciò che penso da un po’, soprattutto sulla valanga di “pseudo-prodotti” che stanno sbucando come funghi nel campo della Crescita Personale, utilizzano tutti le stesse tecniche di marketing appiccicate a sputo enon si rendono conto di presentare le stesse cose ( a volte anche con gli stessi contenuti e modalità di esposizione) di quei due o tre lavori fatti bene!
Ti seguo spesso.
Grazie ancora! 🙂