Sabato e domenica appena passati ho tenuto una nuova edizione del corso Il Lavoro Perfetto, ed una delle idee al centro del corso è proprio quella di ‘decisione’.
Oggi voglio pubblicare un contributo interessante, di uno dei partecipanti. In qualche modo quello che leggerai è una parte dei suoi appunti presi al corso, filtrati attraverso quello che studia (Mauro è un ragazzo ed è uno studente di filosofia all’università).
Dal mio punto di vista questo piccolo scritto rende molto bene l’atmosfera del corso appena tenuto e la prospettiva di ‘unicità’ che ti consente di prendere le decisioni – che è propria del modello ReSonance e che è presente e percepibile in ogni corso, coaching o workshop che tengo… e direi di ogni minuto del mio lavoro.
Nell’articolo non c’è ovviamente quello che non può esserci in un articolo: l’esperienza diretta che nel corso diventa presente per ognuno dei partecipanti per permettergli di accedere a questa posizione, e gli esercizi individuali ed il continuo lavoro di gruppo che per due giorni li tiene impegnati in un profondo lavoro trasformativo.
Ma mi piace molto l’idea che degli appunti e delle riflessioni di una persona che era presente lì, prendano vita di nuovo sul sito e permettano a me e ad ognuna delle persone che lo leggerà di rispecchiarsi nell’utilizzo del ReSonance.
Tra l’altro… domenica 14 ottobre terrò una nuova edizione del ReSonance a Milano.
Simone Pacchiele
Ci sono dei momenti – quando l’esistenza si fa sentire in tutta la sua intensità, – in cui abbiamo la percezione
che tutta la nostra vita consista in strade e incroci.
A volte avviene in momenti particolarmente intensi ed importanti, spesso quando la vita ci sorprende in un modo che noi non potevamo immaginare, ed allora ci rendiamo conto dell’importanza di ogni decisione.
La maggior parte delle persone hanno molte idee confuse al riguardo. Ci troviamo di fronte ad una impasse, immobilizzati davanti ad un dualismo tra una decisione da prendere che può essere utile o inutile, giusta o non giusta, autentica o non autentica. Un autentico dualismo decisionale.
Nei momenti in cui siamo più scossi, avvertiamo nel nostro corpo la sensazione che ogni passo, ogni respiro che facciamo non muore mai in se stesso ( ma E’ ), e allo stesso tempo non riusciamo a prendere posizione davanti a questo dualismo.
Da che punto cominciare allora, per cominciare a comprendere la struttura delle decisioni? Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro, ed andare ad esplorare appunto questa struttura.
E voglio partire introducendo l’idea che utile e inutile, decisione giusta o ingiusta, cominciano ad essere comprensibili dal momento in cui abbiamo una direzione, ossia un terzo punto rispetto al dualismo decisionale. Se ci pensi un attimo, non ci può essere una definizione di utile o inutile, autentica o inautentica se non si prende in considerazione un contesto, una direzione, all’interno di cui si fa questo discorso.
Se io devo andare a casa mia, dal punto in cui sto scrivendo, è giusto andare a destra, e sbagliato se devo andare a sinistra. In altre parole, c’è sempre un contesto in cui le decisioni hanno significato per noi.
E’ interessante notare come molti dubbi riguardo al come decidere si dissolvono letteralmente quando si fa ‘girare’ al proprio interno l’idea del punto di vista di questo lavoro.
E secondo questo modello, decisioni giuste e decisioni non giuste sono due punti che possono essere risolti inserendo – nell’equazione – un terzo punto.
Quando hai uno scopo, quello che ti distrae da esso è sbagliato; ciò che lo favorisce è giusto. E lo scopo, in questo caso, è il terzo punto. Ora, ci possono essere molte direzioni, scopi, contesti diversi che possono orientare le nostre decisioni. Quale tenere presente?
La domanda che ti faccio, se ti trovi davanti ad un dubbio su una decisione è quindi:
la tua decisione è giusta o sbagliata in relazione a quale terzo punto?
Fermati un attimo e pensaci. Una decisione può essere giusta o sbagliata in relazione alla paura che hai di perderti una possibilità, a quello che ti hanno detto i tuoi genitori o i tuoi colleghi.. in relazione a quello che dovresti fare per corrispondere ad una idea mentale che hai di te.. e alla quale credi di dover rispondere.
Ma può essere però anche giusta o sbagliata in relazione a chi sei.
Ed ecco il concetto fondamentale che mi preme trasmettere a chi legge questo breve articolo:
Dal punto di vista di questo lavoro, – ed è uno dei punti pratici più affascinanti in cui mi sono imbattuto – questo terzo punto è Il Proprio Essere.
E per essere si intende il nostro stato interno, chi siamo e come siamo in un determinato momento.. o, nel linguaggio che adotta Simone, “Chi Sei”.
Quando si comincia a tenere presente questo terzo punto, (chi sei o il tuo essere) , quando prendi decisioni, queste diventano semplicemente l’azione di essere un passo più vicino o un passo più lontani da quel punto: l’essere se stessi.
Spesso nei libri di sviluppo personale e simili, viene riportata una bella frase di Lao Tzu che dice :
Anche un viaggio di mille miglia comincia un primo passo.
E’ una frase meravigliosa, ma chi si ferma qui cancella una informazione importantissima.
Ma.. se la destinazione del viaggio è il terzo punto di cui abbiamo parlato, chi lo ha stabilito? E’ un terzo punto che qualcuno ha stabilito per noi dall’esterno o un punto che parte dall’interno? Fare il primo passo è una Azione, ma Chi Siamo un attimo prima di fare quell’azione? In che modo ci orientiamo
nel mondo?
E quando si inizia a comprendere profondamente questa idea, c’è una cosa diventa evidente:
Più una persona diviene chi è, e meno dipenderà dalle circostanze esterne..
Questa è la base.
Il primo passo è notare la qualità e la differenza tra quando prendiamo decisioni in linea con quel terzo punto (chi siamo) e quando invece dimentichiamo di farlo e lasciamo che il terzo punto sia imposto dall’esterno.
E per te, qual è la differenza che fa la differenza nelle decisioni?
Davvero, prova a rispondere tu stesso:
Cos’è che cambia per te?
Ho detto che spesso nei libri di sviluppo personale si cita una bellissima frase di Lao Tzu. Ma la frase bellissima non è semplicemente quella che ho riportato, ma la frase intera, che non è riportata mai. La frase intera, che dice questo saggio, è questa:
Un viaggio di mille miglia inizia dal primo passo Presta attenzione alla fine come all’inizio E allora, nessuna impresa fallisce
Alla fine come all’inizio, dice Lao Tzu.
E l’inizio qual è?
CHI SEI.
E questo è il lavoro attorno a cui si orienta tutto il materiale di questo sito…
Mauro Ventola
Chi sono? … Chi sono?
Troppo poco nella vita mi sono posto questa domanda, rispetto alla sua importanza.
Ultimamente in particolare, me la sono riproposta ma, a differenza delle volte precedenti, noto un cambiamento sotanziale.
Mentre di fronte il sole moriva verso il mare, si nascose fra le nubi, e contemporaneamente, contemplavo il tramonto, quando d’un tratto passò una voce domandando: CHI SEI?
Interessante il fatto che una voce dentro di me parli in seconda persona a me, ma non è questo il punto sul quale mi voglio focalizzare.
Dopo averci pensato qualche minuto, mi è parso di rispondere -sono simpatico- ma questo è quello che faccio, non quello che sono.
Allora mi ripropongo -sono Daniele- e… possibile che io sia 12 lettere?
In quel momento mi perdo e non contemplo più il ,nè le nuvole, no no, fisso il vuoto.
Confuso all’ interno, vedevo annebbiato l’esterno.
Devo ammettere anche un pò di panico. Poco almeno fino a quando il sole scese poco più giù della nube, e illuminato dal suo bagliore mi ritrovai.
Entrò la luce ad illuminare il foro della pupilla, ed ancora più in profondità, poichè , posso dire, che in un istante, l’illuminazione.
Io sono colui che sta un attimo prima della nube (con nube intendo una delle voci che annebbiano la mente). Io sono colui che sceglie tra tutte le voci che nel mormorio, come al mercato, (appunto) annebbiano e confondono.
Dunque capisco che, scegliendo oggi, costruisco la mia DIREZIONE verso colui che voglio diventare.
Così trovo il mio TERZO PUNTO che mi fa distinguere,come dite nell’articolo, una scelta giusta da una sbagliata.
E poi, credo sia importante, se in un futuro capirò di aver preso scelte sbagliate (cosa improbabile data la direzione verso il PROPRIO ESSERE, almeno questo il mio scopo), saprò che quelli son stati i miei errori AUTENTICI.
E autenticamente potrò entrare in una grazia, quale è la crisi, che diventerà successivamente l’ opportunità di una nuova evoluzione.
Ringrazio di cuore per le conoscenze apprese dal vostro insegnamento…
grazie di cuore Daniele
Ho promesso al caro Mauro che avrei lasciato un commento, sono fiera di questa richiesta venuta da un ragazzo così speciale che con uno sguardo e la sua attenzione mi ha fatto percepire subito di ‘essere vista’ …
ho partecipato al corso tenuto da Simone, con Marcello, Veronica, Mauro, Roberta… persone apparentemente molto diverse per carattere, età, vita quotidiana… tutte insieme lì con qualcosa in comune, ovvero la ricerca di apprendimento di uno strumento che ci porti ad essere ‘chi sei’… perchè forse se so chi sono potrò andare verso di me nelle decisioni… e se queste decisioni porteranno delle conseguenze non avrò mai snaturato me stesso… sarò stato coerente con me stesso
…questo momento di confronto così intenso mi ha fatto perdere all’inizio per poi ritrovare piano piano i punti essenziali, ancora sento che c’è un lavoro sotto che ogni giorno porta a galla un pezzetto del percorso… sono una persona molto concreta e quindi al di là delle riflessioni mi piace che il corso di Simone parta dal corpo, dal riconoscimento di una disposizione fisica la cosa voglio per arrivare alla sua predisposizione… siamo abituati a somatizzare e a riconoscere le emozioni negative, la gastrite, il battito accellerato, lo stomaco chiuso, la tensione alla schiena… è stato importante poter lavorare sulla somatizzazione delle emozioni positive che predispongono al cosa voglio… la volontà… io non ho una grande forza di volontà ma un grande senso del dovere… e molto spesso le due forze si confondono…invece la forza di volontà va verso noi stessi… prendere la giusta decisione mi sembra spesso una lotta tra cosa dice il cuore e cosa dice la mente… noi siamo sia mente che cuore … e allora come si fa a scegliere la giusta direzione? come si fa a scegliere il terzo punto? anche questa è una decisione da prendere… una decisone può esssere giusta o sbagliata in relazione a cosa vuole la nostra mente o a cosa vuole il nostro cuore…
Il corso di Simone l’ho apprezzato per la riflessione accesa che va al di là del corso e per la tangibilità delle sue posizioni… il resto dell’apprezzamento deriva dalla bellezza delle persone che vi hanno partecipato… uno speciale abbraccio a Mauro e a Roberta… che hanno aperto se stessi e hanno condiviso moltissimo del loro lavoro
a presto
Sara
Ciao Sara,
nel lavoro che faccio, e nei corsi che tengo ci sono più piani… alcuni sono espliciti: i contenuti del corso, gli esercizi, i lavori di gruppo.
Altri sono più impliciti, e riguardano per me la capacità di creare uno ‘spazio’ dove la trasformazione possa avvenire naturalmente per ciascuno dei partecipanti.
Dal mio punto di vista questo risultato è ricercato, negli ultimi anni, attraverso un lavoro di sottrazione continua – che mi ha portato al passare dal ‘fare il guru della pnl’ all’essere la persona che in maniera quasi trasparente.. facilita questo tipo di evoluzione… e quasi scomparire come trainer – in modo che ‘chi sei’ possa, finalmente, emergere.
Ad un certo punto c’è solo la sala con il legno di cedro a terra ed i partecipanti che, magari per la prima volta, sono al meglio di loro stessi e possono decidere cosa vogliono.
C’è un lavoro tecnico che (forse) pochi immaginano dietro… perchè questo tipo di esperienza possa ri-avvenire di nuovo ogni volta nella stessa sala… e la misura del successo per me è proprio ricevere commenti come questo… che la fa essere ogni volta una magia nuova.
Anche per me.
Vi aspetto al ReSonance di Milano 😉
Simone Pacchiele
Decisione.
Volontà.
Determinazione.
Consapevolezza.
Ho sempre dato molta importanza alla potenza della propria volontà.
Alla determinazione, alla consapevolezza.
Se sai ciò che vuoi puoi ottenerlo. Bene.
Come fai a sapere ciò che vuoi?
E se ciò che vuoi è sapere chi sei?
Il discorso si complica. Sapere chi sei, trovare se stessi, il Proprio Essere, sono problemi articolati che presuppongono una mancanza.
Come se certe volte fossimo lontani da noi stessi, come se smettessimo di appartenerci o di sentirci.
Ed è vero, certe volte accade. Spesso non ne hai la consapevolezza. Avverti un malessere generale e ne cerchi la causa nel lavoro, nelle relazioni, nel clima.
Ma il malessere è profondo, radicato nel distacco, intenzionale o non, che hai con te stesso.
Per risolverlo devi parlarti, magari smettere di serbare rancore verso di te e darti un’altra possibilità.
Parlarti, ascoltarti, essere paziente e credere che la tua vita dipende, almeno per il 70%, da te.
Mi sono accorta che la maggior parte delle persone non ha un rapporto con se stesso, oppure lo ha in maniera indiretta, filtrato dalle amicizie di cui si circonda, dalle abitudini di routine, e se si trova solo per un attimo, ha l’ansia di telefonare qualcuno, di fare qualcosa, di dire qualcosa, di non restare solo.
Eppure è così importante avere un rapporto con se stessi.
Capire chi sei e diventarlo, giorno per giorno.
Non bisogna arrendersi mai con se stessi, bisogna amarsi e accettarsi ed anche essere pazienti.
Conosco persone che si odiano, che sono in contraddizione con se stessi perché non riescono a perdonarsi un errore o non riescono ad essere consapevoli del proprio conflitto e credono che sia connaturato al loro essere, alla vita stessa.
Non è così. Siamo noi gli artefici della nostra vita. Siamo noi che decidiamo, in base ad un obiettivo, qual è la strada che vogliamo percorrere.
Siamo noi il destino, lo scegliamo volta per volta.
Ed ogni scelta è giusta se fatta verso di sé, in quanto autentica.
Un sé in divenire, eppure eternamente presente.