Sono tornato da poche ore a casa da una della giornate introduttive al ReSonance che ho tenuto questa volta a Salerno.
Per me è stato uno dei week end più belli degli ultimi mesi… un corso tenuto in un bellissimo hotel letteralmente sul mare… davanti a professionisti, manager ed imprenditori brillanti ed in cui nel tempo libero ho rivisto dei vecchi amici in città e mangiato con loro quello che solo la cucina del sud sa offrire. Due giorni senza un solo secondo di frizione tra quello che intendevo fare e quello che succedeva nel contesto in cui mi trovavo.
In un momento di questo week end, mentre sperimentavo tutte queste cose, ho iniziato a pensare alla relazione che c’è tra la soddisfazione nella propria vita, la paura e la motivazione. Ma soprattutto ho pensato a come fanno le persone ad imparare ad avere successo – qualsiasi cosa loro intendano per successo.
Perchè una delle cose che ho scoperto è che imparare ad avere successo – ed avere il tipo di soddisfazione che ne consegue è conseguenza diretta dell’avere una strategia di apprendimento alla base di quello che fai.
E se segui almeno un po’ le newsletter sul ReSonance, saprai già che questo lavoro si basa sull’idea di riportare le persone ad un modo innato di operare che è relativo a come si organizzano in relazione alle possibilità piuttosto che ai problemi.
Il ReSonance è completamente orientato intorno al riaccedere a questa posizione e renderla la la base da cui operi in modo da creare un diffuso senso di benessere – cosa che a moltissime persone che si ritengono di successo manca fino al momento in cui iniziano a lavorare con me.
E rimango un po’ perplesso quando sento qualcuno dire che per ottenere più risultati c’è bisogno di imparare a motivarsi. Non ho mai amato particolarmente il lavoro dei motivatori, ed io non sono un motivatore.
Non motivo nessuno, e tanto meno lo faccio facendo ballare, saltare e cantare le persone per smuoverle un po’ dal torpore in cui si trovano.
Perchè la cosa più facile che può fare un ‘motivatore’ è far muovere le persone dalla posizione di staticità in cui sono ferme da tempo evocando – come posizione iniziale – una risposta legata alla paura.
Farle agire come risposta alla paura di qualcosa di molto brutto che potrebbe accadergli. Guarda che se non agisci finisce male. Qualcosa del genere.
Noi siamo programmati per rispondere alla paura. Se siamo nella giungla e incontriamo un leone dobbiamo rispondere automaticamente in modo da attivare tutte le nostre risorse nel più breve tempo possibile.
Lì certo che serve avere paura.
Ma ci viene insegnato ad avere lo stesso tipo di risposta anche quando ci viene detto che se non compriamo il prodotto giusto potremmo avere quel tipo problema… potremmo non entrare nel gruppo giusto… non piacere a nessuno. Nessuno vorrà giocare con noi, stare con noi, passare del tempo con noi, sposarci, fare dei figli con noi… saremo ostracizzati, cacciati dal gruppo e questo significa morte.
La leva è quella.
Dato che la paura è una leva molto efficace perchè biologicamente programmata è molto facile sfruttarla per ‘motivare’ le persone. Cioè la paura funziona molto bene per far muovere le persone da dove sono ferme, ma non per fargli ottenere i risultati che vogliono. Perchè quando le persone hanno paura si muovono, scappano ma non imparano cose nuove.
Quando hanno paura le persone hanno letteralmente i circuiti neurologici chiusi e non possono imparare niente di nuovo.
Se devi scappare da un leone nella giungla, quello non è il momento di imparare le migliori strategie… è il momento di correre. Ad imparare ci penserai più tardi.
Ma nel mondo degli uomini, non serve scappare dai leone ed il successo non significa quasi mai semplicemente SOLO sopravvivenza biologica… Ma realizzazione, imparare strategie efficaci, trasformare le tue idee in qualcosa di concreto… E serve imparare a muoversi non correndo via da qualcosa… ma ad andare verso ciò che vuoi acquisendo tutti dati dal sistema intorno a te… quei dati che ti permettono di scegliere le vie migliori man mano che muovi i tuoi passi verso quello che vuoi.
Se in un dato contesto stai facendo qualcosa per paura che succeda qualcosa di più grave – la paura che ti sta muovendo allo stesso tempo ti impedisce di imparare quello che ti serve per rispondere nel migliore dei modi. In quel momento sei fortemente manipolabile.
E infatti l’essere umano nelle situazioni in cui non è in pericolo ed invece è in equilibrio… non userebbe mai la ‘motivazione’ come leva.
Dal mio punto di vista quando si tratta di ottenere i risultati e la motivazione parto da un’idea molto semplice, e se dovessi sintetizzarla in una fase sola è questa: se hai bisogno di essere motivato per fare qualcosa, forse puoi trovare qualcosa di meglio da fare.
Hai mai visto un bambino che deve essere motivato per andare a giocare a pallone?
O qualcuno che deve essere motivato per uscire a cena con una bella ragazza?
Esatto. Non succede mai. Ed infatti io penso che la motivazione sia un concetto inventato che ha pochissima utilità nel permettere alle persone di cambiare e di realizzare il proprio stile di vita ideale e di ottenere i risultati che vogliono.
Aspetta. So cosa stai pensando.
“Ma non puoi pensare che la vita sia solo rose e fiori e che posso dedicarmi solo alle cose che mi piace fare.”
E infatti non sto dicendo questo.
Dico però che quando qualcuno è orientato sostanzialmente verso ciò che vuole fare e quando ha presente per se le esperienze che vuole avere nelle propria vita – nel momento in cui incontra marginalmente delle situazioni che non sono quelle che desidera, le affronta senza bisogno di dover essere motivato. Ad automotivarlo, per così dire, c’è già una soddisfazione diffusa e generale nella sua vita, e questa soddisfazione si fa carico di trasferirgli la capacità di generare le risposte giuste anche nei momenti che non sono così esaltanti.
Se invece riempio sistematicamente la mia vita di cose che non avrei nessuna voglia di fare (perchè penso che ‘devono essere fatte’, perchè ‘convengono’, perchè mi sono state imposte, perchè sono un ‘compromesso’, perchè ‘altrimenti chissà cosa succede’ e poi devo motivarmi continuamente per farle… e adotto con consistenza questa strategia in ogni settore della mia vita e senza concedermi una tregua… sto facendo un sacco di fatica inutile. E forse varrebbe la pena ripensare la mia direzione e scegliere le cose che ho proprio voglia di fare senza nessun bisogno di essere motivato.
La motivazione è un ottimo rimedio se ragioni in una finestra temporale limitata.
Se incontri il leone, in quel momento devi scappare subito.
Ma se per alzarti ogni giorno hai bisogno che qualcuno metta tutte le mattine un leone ai piedi del letto – invece che pensare a tutte le cose (o ad alcune delle cose) belle che farai e che sei riuscito a disseminare nella giornata… allora forse puoi fare di meglio.
Ecco io la vedo così: quando hai bisogno di qualcuno che ti motivi stai dicendo a te stesso: voglio continuare a riempire la mia vita di cose che non mi va di fare e visto che da solo non ce la faccio ho bisogno di un leone che minaccia di mangiarmi per farlo.
Certo che funziona, ma non a beneficio del sistema ed è un metodo che non può generare risultati di valore nel lungo periodo ma solo in quel momento specifico.
Con il ReSonance impari a riconfigurarti in maniera tale da non avere bisogno di motivazione esterna… e da poter generare risultati mentre impari le strategie migliori per farlo… e per continuarli a generare nel lungo periodo.
E’ un lavoro di ‘riconfigurazione’ in cui cambi la struttura a partire dalla quale operi. E dalla quale, sostanzialmente, non hai più paura.
A presto!
Simone Pacchiele
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