Una persona che voglia avere successo dovrebbe riflettere sul destino delle molte persone che l’hanno preceduto: in fondo la verità è che la maggior parte di quelli che iniziano qualcosa, falliscono.
Sia le persone che continuano ed insistono in un qualsiasi campo di attività e le persone che smettono (si ritirano, abbandonano, chiamalo come ti pare) condividono un immenso campo di conoscenze, emozioni, idee. Giocano lo stesso gioco, sullo stesso terreno, con le stesse regole.
I membri di entrambe le categorie (chi continua e chi si ritira) visti dall’esterno sono praticamente indistinguibili. Solo che alcuni hanno successo e continuano a fare quello che fanno con piacere e soddisfazione personale ed economica, altri si sono ritirati.
L’evoluzione funziona più o meno così: e sopravvivere facendo ciò che ami – consiste ANCHE nell’imparare come continuare a fare ciò che fai o, meglio, nell’imparare come NON smettere di fare quello che fai.
Una cosa interessante che ho scoperto lavorando con le persone è che – sebbene le motivazioni per abbandonare una attività siano distribuite uniformemente nel tempo – i momenti in cui qualcuno decide di mollare sono sempre dei momenti specifici.
Le persone abbandonano quando si convincono che il loro sforzo successivo è destinato a fallire. E quando perdono il senso dell’effetto che avrà il proprio lavoro.
Fondamentalmente, tutti passiamo attraverso momenti del genere.
La paura che il prossimo progetto andrà male è una parte SALUTARE, normale e ricorrente nel processo di creazione di qualcosa di nuovo.
Hai una nuova idea, fai delle prove, lanci un progetto e lo tieni in piedi per un po’ di tempo fino a quando decidi che non ne vale più la pena e alla fine decidi che non conviene continuare a provare. E cominci a dedicarti all’idea successiva.
Capita spesso con le persone che vogliono trasformare una passione in un lavoro.
Sono bravi a fare suonare, iniziano a farlo, non ottengono risultati che gli permettono di mantenersi con quella abilità, appendono lo strumento al chiodo e 40 anni dopo raccontano al bar che da giovani avrebbero voluto suonare.
Ma c’è una differenza tra interrompersi e smettere.
Tutti una volta o l’altro interrompiamo la nostra attività perchè in quel momento non vediamo risultati. Ma mentre interrompere è qualcosa che si può fare più volte, smettere accade solo una volta.
Avere successo – qualsiasi cosa voglia dire per te – riguarda molto più il ricominciare dopo avere interrotto una pratica, che avere successo e basta.
Un’altra idea che dal mio punto di vista ha molto senso in relazione a questa, è quella dello scopo della tua attività. E quando parlo di scopo intendo qualcosa di molto concreto, non di ideale o generico. Parlo di un senso di ‘raggiungimento’.
Sei un musicista, ed il tuo obiettivo è suonare a Umbria Jazz.
Sei un fotografo, ed il tuo obiettivo è vedere pubblicate le tue foto sul National Geographic.
Cose così.
E ti dico questo perchè ho un conoscente fotografo a cui hanno pubblicato alcune foto sul National Geographic, e da allora non ha scattato più una fotografia decente (a sua detta).
Molte persone funzionano così. Raggiungono il loro obiettivo, e poi si deprimono.
Evitare questo destino ha a che fare con il fatto di non permettere che il tuo obiettivo attuale sia il suo solo obiettivo.
E’ costruire un discorso complessivo che si realizza obiettivo dopo obiettivo, indipendentemente da quello che dicono gli altri del tuo lavoro.
Ci sono professioni che nella mente di chi le pratica sono fondate sul fatto che qualcun altro ti dica che stai facendo bene. Altre che non lo sono.
Immagina se il 90% di quelli che si laureano in medicina, 5 anni dopo non facessero più i medici. Sarebbe strano, no?
Perchè allora molti di quelli che escono dal conservatorio, o che si laureano in legge con l’intenzione di fare gli avvocati, o in economia – 4 anni dopo stanno facendo tutt’altro?
Ci sono molte possibili risposte a questa domanda, ma una che secondo me ha molto senso è questo: non è che la scuola non prepari bene a fare il proprio lavoro – quello che manca è piuttosto un sistema che supporti gli individui DOPO aver completato un percorso formativo.
E la strategie migliore perchè questo accada ha a che fare anche con gli obiettivi che ti poni.
Invece di desiderare di pubblicare sul National Geographic…
Invece di desiderare di suonare ad Umbira Jazz…
Impara a costruire intorno a te PRIMA un gruppo di persone che fanno il tuo lavoro, e con cui puoi condividere quello che fai man mano che progredisci nel tuo percorso professionale.
E DOPO decidi i tuoi obiettivi.
Ti invito a partecipare al prossimo corso ReSonance a Milano il 23 febbraio. Parla del miglioramento dei risultati che ottieni in maniera apparentemente ‘magica’ quando il desiderio si unisce con l’azione, generando quello che chiamo ‘intento’.
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Ti aspetto!
Simone
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