Quasi tutte le tecnologie di cambiamento disponibili oggi, tutte i modelli organizzativi, di miglioramento professionale, di crescita e sviluppo hanno come punto di partenza sempre lo stesso: il ‘problema’.
Partono dall’osservazione e dall’analisi di ciò che non funziona all’interno dell’individuo o dell’organizzazione, o delle sue performance, o delle sue relazioni… o qualsiasi aspetto che non va bene e poi analizzano il problema mettendo in campo una serie di tecniche per risolverlo.
Prima di essere un trainer e mettere i professionisti in grado di generare risultati migliori e successivamente trasmettere la mia esperienza nel Coaching a persone che vogliono fare queso lavoro… ho studiato quasi tutto quello che esiste in questo settore (compresa la PNL, che ho studiato con Bandler negli USA – come tutti i trainer di questa disciplina).
E la mia esperienza è che quando si lavora da una prospettiva di ‘risolvere il problema’ (come fa la PNL), il cambiamento è molto spesso superficiale, se non addirittura illusorio.
La maggior parte delle volte la persona è convinta di cambiare semplicemente perchè sente di avere a disposizione ‘la tecnica’ per il suo problema. Ma non cambia.
Oppure il cambiamento è temporaneo. O ancora la persona si accorge che risolvere quel singolo problema in realtà non risolve i suoi ‘problemi’, in senso più ampio.
Lavorando per più di 10 anni nella formazione con le aziende e avendo anche un profonda conoscenza di modelli evolutivi per la persona (Feldenkrais, Alexander, Shiatsu) oltre che della PNL e le sue applicazioni pratiche nella professione, quello che ho potuto osservare è che il miglioramento dei risultati, quando avviene, più che coinvolgere un singolo elemento… una singola funzione… avviene in senso globale: è l’intero sistema ad accedere, magari solo per un attimo, ad un luogo, ad una configurazione dove il problema, semplicemente, non esiste.
In quel momento ‘sta bene’ relativamente al problema per cui era venuta da noi, ma riesce anche ad accedere anche ad una serie di risorse personali, mentali, emotive, decisionali che semplicemente prima non percepiva e che può mettere in campo in qualsiasi area della propria vita.
In sostanza, quello che ho potuto osservare è che le persone che passano dallo ‘funzionare male’ al ‘funzionare bene’, qualsiasi cosa vogliano dire queste parole per loro, non lo fanno quasi mai perchè risolvono dei problemi con delle tecniche specifiche, ma perchè riescono ad accedere ad uno stato in cui (magari per un attimo solo) il problema non è presente.
Il fatto è che i risultati e le performance arrivano davvero SOLO quando la persona passa dal cambiamento alla trasformazione.
Trasformazione è qualcosa di diverso dal cambiamento.
Cambiamento è quando hai bisogno che qualcosa all’esterno di te cambi per essere soddisfatto, e non sei soddisfatto fino al momento in cui quella cosa non sarà cambiata.
Sarò contento quando la mia azienda farà 1.000.000 di fatturato
Sarò contento quando avrò la casa d 200 mq
Sarò contento quando avrò la Ferrari
Trasformazione è quando la realtà è la stessa in cui vivevi un attimo fa, ma la percepisci in un modo completamente diverso e vedi – in quello che è già presente – le leve possibili per rendere reale quello che vuoi.
Il cambiamento riguarda il cambiare prima all’esterno e poi essere soddisfatti all’interno.
La trasformazione riguarda il percepire in modo diverso il contesto, e poi usare questa conoscenza maggiore per ottenere i risultati che vuoi.
La considerazione iniziale che distingue la Trasformazione Personale da molti percorsi di risoluzione dei problemi tra cui la PNL – che NON è uno strumento di Trasformazione Personale – è che la maggior parte di questi iniziano la loro esplorazione da quello che ‘non funziona’ nella vita di una persona.
Dal problema.
Questo genera una grande consapevolezza delle limitazione – di ciò che non è possibile per l’individuo – e che da questa posizione limitante deve creare un ‘cambiamento’ appunto per migliorare sè stesso ed i risultati che ottiene.
La Trasformazione Personale invece inizia in un punto completamente diverso. Inizia dal portare la persona nella configurazione più completa che esista della sua migliore esperienza possibile.
Da questa posizione la persona è in grado di filtrare tutto quello che c’è nel contesto in cui si trova da una angolazione in cui è si orienta in relazione a ciò che è possibile (al contrario delle limitazioni che sperimentava prima).
Quando questo succede l’individuo non sente più bisogno di ‘cambiare’ niente al proprio esterno o in sè, e invece percepisce che può ottenere (ed agire per ottenere) ciò che vuole da una posizione in cui è già perfetto e privo di nulla.
E quando accede a questa posizione riesce a generare dei risultati enormemente migliori perché non ha nessuna parte di sè che va in direzioni diverse dall’unica direzione in cui vuole andare.
Da questo punto di vista, quello che faccio nel ReSonance è un reale lavoro di Trasformazione Personale, più che semplicemente che uno strumento di cambiamento come la PNL.
In ogni corso le persone sperimentano una serie di esercizi e di dimostrazioni che permettono loro di accedere velocemente a questo stato.
Il ReSonance è un processo per portare le persone ‘dove il problema non esiste’. L’intenzione è quella di far emergere per la persona una posizione di ‘attivazione’ che lasci emergere la rappresentazione iconica… il modello originale di come è la persona quando è semplicemente perfetta.
In questa posizione il problema non è presente, e non può esistere come problema.
Questo non è uno stato mentale, e non è uno stato semplicemente fisico. E’ qualcosa di simultaneo, in cui la persona non percepisce più la separazione tra mente e corpo. Quando questo stato è presente tutti i dati presenti e gli stimoli che la persona riceve sono visti ed integrati nel sistema della persona come possibilità. Non costituiscono più dei vincoli, o delle costrizioni ma vengono sperimentati in relazione a ciò che è possibile.
Scrivi un commento