Mi occupo di formazione per la performance professionale da anni e da sempre sostengo – basandomi su esperienze e dati reali – che quando in un corso di formazione si insegna a ‘motivare’ le persone, probabilmente si è davanti a della fuffa.
Quello di motivare i propri collaboratori o dipendenti a funzionare ‘al meglio’ della loro creatività, al meglio delle loro performance è uno dei temi fondamentali al centro della formazione professionale di oggi.
Ma il rischio nella ‘solita’ formazione aziendale basata su teorie piuttosto che su dati reali è di confondere la motivazione con qualcosa di molto diverso, e di ottenere risultati diversi da quelli attesi.
In diversi articoli di questo sito leggerai che le persone non hanno bisogno di motivazione ma di direzione – e nel mio lavoro questa direzione viene generata attraverso un modello proprietario di Coaching, il ReSonance – che lavora sulle componenti linguistiche ed allo stesso tempo somatiche dell’esperienza: il risultato è quello di portare la persona in una configurazione in cui è in grado di prendere decisioni efficaci, di funzionare in maniera allineata al proprio team ed allo stesso tempo autentica ed è in grado di esercitare in maniera spontanea la propria leadership.
Ma l’idea dell’inutilità della motivazione per aumentare le performance non è nuova.
Negli anni ’50 negli Stati Uniti, a sostenere la stessa cosa sulla base probabilmente di esperienze simili c’era Frederick Herzberg, uno degli psicologi influenti nel campo della direzione aziendale.
L’idea alla base è che le cose che rendono le persone insoddisfatte le persone al lavoro sono diverse da quelle che le rendono felici.
In poche parole: se quello che ti rende insoddisfatto al lavoro è un capo idiota, una paga bassa e un ambiente di lavoro da schifo o regole insensate NON funziona che se rendi presenti queste cose uno diventa felice al lavoro e lavora di più e più volentieri.
Te lo dico in un altro modo ancora.
Il contrario dell’insoddisfazione al lavoro NON è la soddisfazione professionale.
E’ semplicemente la non insoddisfazione.
Ma se hai dei collaboratori non insoddisfatti non vuol dire che siano soddisfatti e motivati.
Quello che motiva invece è un lavoro interessante, sfidante e delle responsabilità che aumentano man mano che acquisisci esperienza.
Come faccio a motivare le persone?
La psicologia della motivazione è una cosa piuttosto complessa soprattutto perché spesso ci si confonde su COSA è davvero la motivazione e si scambia per motivazione qualcosa che motivazione non è.
Alla fine… qual è il modo più diretto per far fare a qualcuno qualcosa?
Chiederglielo?
Ma se la persone risponde che non vuole farlo cosa si fa?
Gli si da un incentivo economico?
Si cerca di capire le ragioni profonde perché non vuole farlo?
Da qui in poi tutte le azioni che si fanno per convincere la persona NON SONO AZIONI DI MOTIVAZONE ma una specie di ‘calcio nel culo’ (perdonami, sono parole di Herzberg) per far spostare la persona e farle fare quello che noi vogliamo.
Ovviamente possiamo dare diversi tipi di ‘calci nel culo’.
Tralasciando azioni fisiche dirette come costringere fisicamente le persone a fare quello che vogliamo – esistono diversi livelli di calci nel culo che possiamo dare – e saranno tutti diversi dalla motivazione.
In questa categoria rientrano i giochi e motivi e la manipolazione per far performare qualcuno di più.
E poi ci sono i calci nel culo positivi, che ancora NON sono la motivazione: è quando dici a qualcuno “Fai questa cosa e ti aumento lo stipendio”.
Ci sono delle mitologie errate sulla motivazione.
I calci nel culo sono solo soluzioni di breve periodo: ridurre l’orario di lavoro, aumentare le stock option, un training che mira a creare ‘consapevolezza’ o ‘fiducia’ o ’empatia’.
Sono solo delle soluzioni di breve termine che si basano sul confondere la non-insoddisfazione con la soddisfazione.
Partono dall’illusione che se risolvo i problemi che rendono insoddisfatte le persone alla fine avrò delle persone soddisfatte e che performano bene.
E ancora, non funziona così.
Come funziona lo vediamo nel prossimo articolo, e vedremo quali sono invece i fattori che motivano le persone – che risiedono in un dominio totalmente diverso da quello che crea loro i problemi di motivazione e di performance.
E scopriremo anche come nel sistema ReSonance è possibile ‘attivare’ questa risposta di motivazione accedendo non più a trucchi manipolativi ed esterni (i calci nel culo appunto) ma all’ontologia della persona – che comprende la parte linguistica e razionale, e quella somatica.
Ne parliamo nel prossimo articolo.
P.S. Se vuoi imparare un sistema di motivazione ed influencing che NON si basa su trucchi di breve periodo e sui ‘calci nel culo’ manipolatori ti consiglio di venire qui: Contesto e Persuasione
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