Mi fa piacere (sul serio) notare che iniziano ad esserci formatori e coach che – seguendo a distanza di anni ciò che dico da sempre – affermano che ‘la motivazione non serve’ e che propongono un percorso di ‘trasformazione’ invece che di cambiamento.
Lavoro su queste idee da 8 anni, esplicitamente nel Coaching con il modello ReSonance.
E da 15 con la parte somatica.
Ogni giorno a lavorare con le persone da una prospettiva specifica, che è quella che insegno oggi nel ReSonance, per portare la persone a riscoprire come sono quando già generano le performance che desiderano.
Mi fa un po’ sorridere il fatto che a sostenere la mia posizione sia gente che fino a ieri (e dico proprio ieri) era sul palco ad incitare le persone a camminare sui carboni ardenti col microfonino o a fare PNL anni ’80.
E non fraintendetemi: la mia perplessità non deriva dal fatto che mi copino – quello lo considero un tributo – ma dal fatto che quelle sono evidentemente dichiarazioni vuote e acchiappasoldi.
Perché al di là del marketing o delle parole, c’è una differenza sostanziale fra il lavorare sulla trasformazione o sul cambiamento, fra il cercare di “pompare le persone” con la motivazione oppure farle evolvere scegliendo una direzione… implica usare ‘tecnologie’ diverse e fare un lavoro con le persone totalmente diversi.
Ed una sensibilità che si costruisce in anni, e non nel tempo di scegliere (o di farsi scegliere da qualcun altro) un posizionamento di marketing.
So bene che valutare la bontà di un lavoro senza averlo visto è difficile. Ed ognuno poi alla fine sceglie anche in base alla propria sensibilità del momento. Ma così il rischio è davvero di fare le stesse cose viste e riviste, e poco efficaci, solo vestite da parole nuove.
Se fai un salto ad uno dei prossimi ReSonance ti renderai conto cosa intendo.
Alla prossima,
Simone
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