Ho ripreso da qualche tempo a fare coaching con diversi imprenditori, ed inizio a notare alcuni schemi tipici rispetto alle motivazioni per cui queste persone decidono di rivolgersi a me o manifestano il desiderio e l’intenzione di ricevere degli stimoli, per così dire, dal mio lavoro.
In particolare ho notato che ci sono alcune caratteristiche che si ripetono e che sono presenti sempre negli imprenditori che incontro nelle sessioni di coaching individuale.
La prima caratteristica è quella che mi colpisce di più, ed è che sono tutte persone che hanno creato, o magari in quanto figli del fondatore, che guidano l’impresa e che quello che vogliono e la realtà in cui vogliono muoversi professionalmente è un’impresa che rappresenti ‘CHI SONO’.
Vogliono agire in un mondo professionale che in cui si sentono rappresentati, non semplicemente avere un lavoro o una azienda che gli permetta di guadagnare 20.000 euro al mese.
Invece, quello che hanno in ogni momento al centro della propria attenzione è mantenere presente l’abilità di esprimere se stessi, di chi credono di essere. E sono alla ricerca di un percorso… un metodo che consenta loro di esprimere ‘CHI SONO’ nel mondo.
A volte poi ci sono situazioni in cui è presente un passaggio generazione dell’impresa tra padre-fondatore e figlio che giù da diversi anni lavora nell’azienda, e la percezione di questo bisogno da parte del figlio è ancora più viva.
Ma in ogni caso, quello che porta le persone a questo tipo di lavoro è il bisogno di trovare il loro modo unico di contribuire alla società e al mondo, l’unico modo che sentono ‘il loro’, l’unica cosa di cui si sentono capaci per apportare valore al mondo nel loro modo specifico.
Ed allo stesso tempo poichè quello in cui operano è un ‘business’… vogliono guadagnare ed ottenere un ritorno economico più alto possibile da questo modo specifico in cui contribuiscono al mondo. Ed anzi spesso l’entità del ritorno economico diventa per loro la misura di quanto buono è il loro lavoro nell’esprimere la propria unicità.
Ma non è il guadagno l’idea che mettono al primo posto. Senza il primo pezzo, quello che la loro azienda deve essere l’espressione del modo unico in cui contribuiscono al mondo, guidare l’azienda semplicemente per vivere e guadagnare non è molto… appetibile per loro. E’ piuttosto qualcosa che perde valore, e non sanno neanche se vale la pena di fare.
So bene che questo tipo di imprenditori NON rappresenta l’intera categoria degli imprenditori. Anzi probabilmente solo una piccola parte di imprenditori o professionisti manifesta questa caratteristiche. L’altra parte, gli altri, sono interessati maggiormente a quanti soldi possono guadagnare INDIPENDENTEMENTE da quello che fanno, e indipendentemente da come arrivano a quel risultato.
Non che la prima categoria sia disinteressata a quanti soldi fa. Anzi, è il contrario. E non è semplicemente che mette il denaro al secondo posto dopo la soddisfazione personale.
E’ che il filtro particolare da cui percepisce il mondo è di mantenere sempre presente il senso di ‘CHI E’… e quando quello è presente decide di ottenere il massimo anche economicamente dal proprio lavoro.
Un punto interessante per me è sempre occupato dalle transizioni, dal passaggio da una categoria all’altra. E il passaggio dall’una all’altra di queste categorie corrisponde al fatto di passare dal fare un lavoro per guadagnare di più a fare un lavoro che HA SENSO PER TE e che ti fa guadagnare molto, e questo passaggio è sempre generato almeno IN UN PRIMO MOMENTO da una limitazione, da una sfida.
Infatti solo quando ti trovi davanti a delle limitazioni in quello che fai professionalmente inizi a portare l’attenzione su chi sei e su quello che lo limita. E’ come se fossero le limitazione che incontri che definiscono per differenza chi sei, e da quel momento puoi iniziare a ri-orientarti verso ciò che vuoi realizzare e verso la tua direzione professionale.
Quindi la domanda per te è: di quali limitazioni professionali… di quali situazioni limitanti e ‘diverse’ da te hai bisogno per iniziare a renderti conto di qual è il contributo che vuoi apportare al mondo attraverso il tuo lavoro?
Simone
la limitazione che più non sopporto è quella della mancanza di confronto. perchè si fa così e basta. invece io vorrei ricercare il modo di lavorare attraverso la cooperazione. anche semplicemente attraverso quello che è un controllo, su quello che si fa, incrociato o biunivoco (io controllo quello che fai tu, tu controlli quello che faccio io, e nello stesso momento, ma in momenti diversi, ci si confronta, per arricchirci reciprocamente, e anche per abbreviare il tempo in cui si impara qualcosa dai propri errori). ciao
Io mi sono limitata per anni facendo la venditrice nel commercio,ma ora sento che non e’ piu’ il mio percorso..purtroppo con la crisi ho perso anche il lavoro ,mi ha fatto riflettere,Sto vedendo e lavorando su parti di me che non ho mai utilizzato per paura…vorrei tanto creare,non so da dove iniziare ma ora vedo piu’ chiaro il mio fututro..