Voglio essere chiaro sin da subito.
Il cambiamento, la Trasformazione personale, la performance – quella vera e profonda – sono cose complesse. Non esistono bacchette magiche, ed avvengono come conseguenza di un processo che non può essere super-semplificato.
Non ho detto che è ‘difficile’.
Ho detto che se vuoi imparare queste cose non puoi pensare di affidarti a regolette e modelli di Coaching costruiti a tavolino 30 o 40 anni fa senza che abbiano prodotto molta evidenza di risultati nella pratica.
E tantomeno affidarti ad un lavoro con strumenti ‘uguali per tutti’ come le cosiddette ‘domande potenti’ o le ‘convinzioni limitanti’, strumenti del vecchio coaching.
La pratica con gli individui e con le aziende ha già dimostrato che questo approccio crea solo uno scollamento tra realtà (quello che succede nell’esperienza delle persone) e quello che come coach/consulente credi di fare.
Se vuoi generare dei risultati veri devi lavorare nella direzione opposta.
Devi piuttosto imparare a costruire una sensibilità ed una acutezza sensoriale e linguistica che ti consentirà di notare i tuoi schemi di comportamento e quelli delle persone con cui lavorerai… per poi cambiarli.
* Quindi il primo pezzo importante che devi tenere a mente è: il Coaching ed il lavoro di cambiamento non può essere iper-semplificato.
* Il secondo pezzo importante da considerare è che devi assolutamente iniziare a pensare in termini di risultati oggettivi che il Coaching produce per le persone, e prima ancora per te.
Quando parlo di ‘risultati oggettivi’ intendo qualcosa di misurabile in maniera non equivoca e verificabile dall’esterno.
Miglioramenti misurabili dei risultati che ottieni.
Aumento del fatturato
Un numero maggiore di gare vinte
Un maggior numero di concerti in cui hai suonato in maniera migliore
E non perché io sia particolarmente attaccato alla parte ‘materiale’ che il coaching può metterti in grado di generare. Ma perché nello sviluppo personale questa cosa di misurare non è MAI stata fatta prima d’ora.
Le persone fino ad ora sono andate a corsi di formazione avendo come unica metrica di valutazione della qualità come ‘si sentivano’ alla fine del corso.
Oppure quanto si sono divertite.
Oppure quante persone ‘interessanti’ hanno conosciuto.
O quanto i concetti che hanno ascoltato sono in grado di ’emozionarli’.
O da quante ‘conoscenze’ hanno ricevuto.
Poi una volta tornate a casa a distanza di tre mesi tutto è rimasto uguale a prima.
Stesso lavoro, stessa relazione, stesso numero di clienti, stesso stipendio, stessi problemi, stessa sensazione di limitazione. Magari con la speranza che con il prossimo corso le cose cambieranno.
Il ReSonance non è un percorso per ‘imparare cose’. Non acquisirai conoscenze. Esistono moltissimi percorsi in cui acquisisci conoscenze bellissime dal punto di vista intellettuale.
Il ReSonance è un’altra cosa. Non necessariamente migliore.
Ma devi capire che il ReSonance è un percorso costruito per metterti in grado di avere risultati migliori ed essere più efficace QUALSIASI COSA tu stia facendo adesso. Non è un percorso per farti lasciare il tuo lavoro e metterti a fare network, per esempio.
E’ un percorso per farti avere una chiarezza mostruosa su chi sei, cosa devi fare e i passi esatti che ti porteranno al tuo successo facendo quello che fai adesso. Qualsiasi cosa tu intenda con a parola ‘successo’.
Un corso di miglioramento – qualsiasi corso – è efficace se dopo un certo tempo la tua vita è cambiata. Altrimenti è un corso di DIVULGAZIONE. O è un corso di qualcos’altro. Insomma se non vedi risultati oggettivi non è efficace, e se non è efficace non serve a molto.
E il ReSonance, credimi, è molto efficace.
* Terza componente, se sei interessato a lavorare come coach (altrimenti salta pure questo punto): parliamo di diplomi, certificazioni, aspetti legali del Coaching – su cui ti invito a guardare il video
'Certificazioni' di Coaching: quello che c'è da sapere.E se vuoi il diploma di Coaching ai sensi della legge 4/2013, e allo stesso tempo imparare un modello straordinario per la trasformazione personale e professionale…https://www.simonepacchiele.com/training/corso-coaching-invernale/
Pubblicato da Simone Pacchiele su Martedì 12 dicembre 2017
Per scelta del legislatore con la legge 4/2013 il coaching è una disciplina non ordinistica, ovvero non c’è un ordine ‘statale’ che detta delle regole su chi svolge la professione, nè un albo di professionisti. In nessun paese europeo e mondiale esistono ordini o albi, anche se questo per un italiano mi rendo conto che è davvero difficile da ‘digerire’.
Esistono delle associazioni – spesso create dallo stesso trainer che insegna nella scuola – che non hanno nessun diritto esclusivo di rappresentanza dei coach e del coaching. In sostanza, aderirvi è totalmente a discrezione del coach e questo non vuol dire avere qualcosa in più rispetto al fatto di non esserlo. Dal punto di vista legale il l’impatto delle associazioni sul fatto di essere un coach più o meno qualificato è pari a quella che avrebbe il fatto di iscriversi alla bocciofila del dopolavoro. Cioè zero.
Dopo aver fatto una scuola di Coaching puoi già fare il Coach, e dovrai naturalmente continuare a studiare per aumentare la tua competenza mentre inizi a lavorare – se vorrai – con le persome.
Ho spesso scritto di come in realtà le associazioni sono diventate ben presto un sistema di appiattimento della qualità del Coaching e di riproposizione di modelli di coaching nati 40 o 50 anni fa, modelli che raramente si sono dimostrati efficaci in contesti operativi reali.
Stesso discorso per le norme UNI scritte da una associazione privata senza scopo di lucro, che hanno il solo scopo di definire l’ambito di applicazione del coaching e le competenze di un coach.
Detto questo…
torniamo alla domanda con cui ho iniziato questo post…
“Dove ti condurrò con il Corso Intensivo ReSonance?”
A fare un coaching assolutamente efficace nel generare risultati oggettivi e misurabili per te e per gli altri.
Ad andare oltre ad un sistema di coaching che applichi in maniera uguale per tutti come avviene in modelli piuttosto datati di coaching come il GROW o il FLOW, per uscire da una logica prettamente ‘meccanica’ del coaching come quella insegnata dalla maggior parte dei trainer (quelli PNL soprattutto).
Ad uscire dalla logica della motivazione e dei motivatori che scatenano emozioni ma difficilmente creano le basi e la struttura per un solido e duraturo cambiamento.
Se ti interessa…
raggiungici qui questo inverno
https://www.simonepacchiele.com/training/corso-coaching-invernale/
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