Una delle tendenze dell’epoca moderna è stata quella di normalizzare le persone: ciòè quella di orientare gli individui sin dall’inizio del loro percorso educativo a ridurre od eliminare le differenze tra di loro e nei risultati che producono.
Normalizzare vuol dire questo: eliminare i picchi che differenziano l’individuo A dall’individuo B, ed eliminare le differenze delle loro performance. Creare persone sostanzialmente persone simili per quanto riguarda i risultati del loro lavoro… (ovviamente facendo salve tutte le differenze emotive, psicologiche, comportamentali).
Normalizzare le performance è sicuramente molto utile perché consente di educare individui ad essere perfettamente fungibili tra di loro: se ad un certo punto non è disponibile l’individuo A posso sostituirlo con l’individuo B senza che l’intera struttura produttiva venga a risentirne.
Se invece l’individuo A è un fuoriclasse e quel giorno decide di non andare al lavoro, è difficile trovarne un altro che faccia il lavoro al suo posto.
Ed è per questo che molte organizzazioni in passato sono state create in modo da NON avere bisogno di fuoriclasse, ma di persone ‘normali’ che possono essere spostate, sostituite ed il cui lavoro può essere ‘composto’ in maniera tale che la somma delle singole attività dia come risultato il prodotto finale. Come si fa con i mattoncini Lego insomma.
Però guardati intorno. Le cose stanno cambiando. A partire dai contesti meno strutturati per arrivare alle aziende ed alle organizzazioni… le cose iniziano a funzionare in maniera diversa.
La musica classica, nonostante quello che si pensi, è sempre più diffusa oggi ed allo stesso tempo il numero di solisti di primo piano rimane costante. E questi solisti guadagnano molto più degli altri.
E per gli scrittori di romanzi vale lo stesso. E per i programmatori anche.
Se osservi con attenzione quello che succede nel mondo… la tendenza è che il mercato riconosce ricompense sempre più grandi a chi genera performance anche leggermente migliori degli altri.
Insomma ci stiamo velocemente spostando da un’economia fondata sulla linearità delle performance ad una basata sulla non-linearità delle performance.
Che vuol dire?
Che oggi e sempre di più in avanti succederà questo: il mondo sarà sempre propenso ad attribuire valore al ‘fuoriclasse’, all’individuo che ha sviluppato un talento superiore, o che ha coltivato il suo talento.
Ma c’è di più: saranno sempre più valorizzate le piccole differenze di talento
Piccole differenze in meglio nelle performance saranno ricompensate con grandi guadagni.
In sostanza: ci sarà un premio ad essere il migliore, anche se sei il migliore di poco.
Io lo spiego così: è nella natura delle cose che il talento non sia lineare.
Nel senso che fino ad’ora il sistema è stato organizzato in modo tale da prendere 4 persone dal ‘talento medio’ illudendosi che mettendole insieme generassero un risultato di una persona con un talento 4 volte superiore.
E’ una approssimazione ma più o meno è così che è andata.
Ed invece il talento non è lineare. La natura delle cose non è così.
Prendere 4 musicisti ‘medi’ non crea una performance buona.
4 venditori medi non ne fanno uno bravo.
Il talento non è qualcosa che puoi ‘sommare’ per raggiungere i livelli di performance desiderati.
E’ questa la non linearità del talento.
E non puoi farci niente. Se non dedicare del tempo a diventare leggermente più bravo degli altri.
Simone
Scrivi un commento