Se hai letto uno dei miei recenti articoli sul coaching (Coaching Confusione, lo trovi qui) sai già che uno dei temi che mi stanno più a cuore come insegnante e ricercatore nel coaching è aiutare le persone a generare realmente risultati migliori.

Buda Bux, mago ed illusionista pakistano: il primo ad introdurre nel 1935 la camminata sui carboni ardenti nei suoi spettacoli di magia.
Ho parlato in quell’articolo dei 6 approcci al coaching che vedo promuovere in Italia più spesso e che, pur ottenendo qualche risultato, secondo me non riescono ad avere una forte efficacia di cambiamento e trasformazione.
Infatti spesso succede che dopo un corso di coaching le persone siano emotivamente soddisfatte ma che i risultati reali che ottengono nella loro vita personale e professionale non siano poi cambiati molto.
Questa efficacia non riescono ad averla in parte per una debolezza strutturale dei singoli approcci (ripeto: se ancora non l’hai fatto leggi l’articolo in cui spiego il perché) ma anche perché nella maggior parte del mondo la cultura del cambiamento è profondamente diversa da quella in cui quei modelli di coaching sono nati (di solito gli USA).
In quell’articolo parlo anche di un nuovo meccanismo di coaching ‘di terzo livello’ introdotto dal ReSonance che insegna un paradigma innovativo nel lavoro di performance e trasformazione.
(Non c’entra niente ma mi fa sorridere. Negli USA dove la maggior parte delle certificazioni/federazioni di coaching, NLP e così via sono nate… quasi NESSUNO le conosce – anche nelle aree di applicazioni in cui in Italia vengono propagandate come la panacea…)
Coaching a contesto alto e coaching a contesto basso
Perché spesso il ‘coaching all’americana’ è poco efficace?
Il fatto è che noi viviamo in una area culturale a contesto alto, ed il coaching di tipo motivazionale o mentale è stato progettato per persone immerse in una cultura a contesto basso – come gli USA.
Cosa intendo per culture a contesto alto e basso?
E’ una definizione creata nel 1976 dal famoso antropologo Edward T. Hall.
In una cultura a contesto alto, le regole, il modo in cui le persone cambiano, come comunicano e come interagiscono sono influenzati fortemente dal contesto. Ci sono molti aspetti contestuali che aiutano a capire le regole, a seguirle ed a cambiare.
In sostanza: un messaggio o una comunicazione si dice ad alto contesto quando la maggior parte dell’informazione risiede nel contesto fisico o è implicita nella persona, mentre assai poco risiede nella parte esplicita, codificata e trasmessa del messaggio.
Mentre chiamiamo comunicazione a basso contesto (low context) la trasmissione della maggior parte dell’informazione attraverso il codice esplicito della lingua. Ti dico come fare le cose e cambiare, le fai, ti do un feedback alla fine.
Italia, Francia Spagna, Cina, Giappone (ed in generale paesi asiatici), Brasile, America del Sud sono tipicamente paesi a contesto alto.
Gli USA sono un paese a contesto basso.
Ti faccio qualche esempio:
In una cultura a contesto alto le persone trovano la propria identità nelle origini (la propria famiglia, la cultura di origine, il gruppo di lavoro in cui sono stati formati).
Ancora oggi quando vado nel paese di origine dei miei nonni e dico che da piccolo venivo lì in vacanza una delle domande che mi sento fare è ‘di chi sei figlio?’. Ed è vero che le nuove generazioni sono moderne, evolute… ma è comunque una cultura in cui siamo stati immersi per tanto tempo ed in qualche modo l’abbiamo respirata e ci appartiene. E’ diffusa.
In un contesto basso la propria identità le persone tendono a riporla in quello che hanno realizzato ed in se stessi.
In un contesto alto il significato di quello che dici è spesso contenuto in COME lo dici o da quello che succede attorno aa te. I messaggi sono spesso indiretti, non contano tanto le parole quanto il linguaggio del corpo, il tono della voce, quello che viene detto tra le righe e che chiunque appartenga a quella cultura sa leggere immediatamente.
In un contesto alto cambiamento deve confrontarsi con tutto il contesto, non solo con quello che uno ha deciso. Il tempo è gestito in maniera tale che molte cose possono succedere contemporaneamente e possono interferire con i piani o gli appuntamenti presi in precedenza. La comunicazione è spesso indiretta, o basata sulle intuizioni o su quello che uno ‘sente’ più che su dati oggettivi.
Le culture a contesto basso (come gli USA) invece sono logiche, lineari, individualistiche ed orientate naturalmente all’azione. In qualche modo vivono in un mondo più semplice. Le persone cresciute in un contesto basso rispondono naturalmente alla logica, ai fatti, al fatto di essere diretti. Risolvere un problema significa mettere insieme i fatti e valutarli uno dopo l’altro. Le decisioni si prendono in base ai fatti non alle intuizioni. Le discussioni terminano con una azione.
Cosa c’entra il coaching con tutto questo?
C’entra, e tanto.
In una cultura a contesto alto come la nostra il cambiamento funziona in maniera totalmente diversa da una cultura come quella USA a contesto basso. Le persone nel 70% del mondo cambiano anche più di quelle americane, ma quando lo fanno questo succede come conseguenza di strategie diverse.
Le persone in una cultura come quella europea rispondono a messaggi meno lineari, alla capacità di creare storie che trasformano, ad un lavoro più esperienziale ed intuitivo piuttosto che logico.
Due mondi differenti. Ma totalmente differenti.
E’ che il coaching – per come viene insegnato nel 99% dei casi e cioè con un sistemi derivati direttamente dagli USA – è stato progettato per persone appartenenti ad una cultura completamente diversa dalla nostra.
Mi dici che problema hai, lo analizziamo linearmente, con una serie di strumenti per lo più logici ti faccio vedere dove’è il problema, compi una serie di azioni e ti do un feedback.
L’approccio – con tutte le infinite variazioni del caso – nelle diverse certificazioni ‘internazionali’ di coaching è quello lì.
Può funzionare (forse) per un americano, non per un italiano, o un francese. Un europeo normalmente non funziona in base a questi meccanismi.
E tra l’altro è stimato che il 70% del mondo è ad alto contesto (Tung, 1995). Non solo l’Italia e gran parte dell’Europa ovviamente, ma il Giappone, la Cina ed i paesi arabi.
Esempi di culture a basso contesto: Scandinavia, Germania e gli USA.
Coaching copia-e-incolla
La maggior parte degli approcci di coaching copiati-e-incollati USA per un italiano sono tendenzialmente meno efficaci, e risultano innaturali per generare vero cambiamento. Perché non rispecchiano il diverso modo di leggere la realtà, di cambiare, di apprendere, di comunicare efficacemente con gli altri.
C’è un altra cosa molto importante da dire.
Ed è che anche una persona che appartiene ad una cultura a contesto basso – come un americano – quando la realtà su cui deve intervenire diventa più complessa – non può continuare ad ignorare l’impatto che il contesto ha su di lui e sulle sue performance e deve muoversi comunque verso un coaching a contesto alto. Insomma la trasformazione e la performance vera in situazioni complesse come quelle che il mondo di oggi ci propone secondo me richiedono comunque che ci si sposti verso una sensibilità a contesto alto.
Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.
Vuoi essere un coach efficace?
L’idea che il coaching deve adattarsi al tipo di cultura delle persone a cui farai coaching mi è chiara da tempo, e l’ho sviluppata a fondo nel sistema ReSonance.
E’ un’idea che richiede certo di abbandonare alcuni stilemi classici del coaching per come è stato importato dagli USA: la motivazione, la camminata sui carboni ardenti, molte cose della PNL.
Il mio lavoro è sempre stato quello di imparare e poi insegnare ad essere efficace nel coaching – a generare delle performance migliori per le persone che si rivolgevano a me. Lo faccio tutti i giorni per manager, imprenditori, sportivi, musicisti professionisti, venditori. Per persone, insomma, che vivono delle performance che generano.
E allora quale consigli posso darti per diventare un coach efficace?
Innanzitutto dovresti iniziare a capire vantaggi, punti di forza, limiti e debolezze delle idee e metodologie di coaching più diffuse.
Poi è utile avere un punto di vista originale su come il coaching viene insegnato adesso, e su cosa faccia la differenza oggi, magari partendo dal vedere quali sono i risultati REALI un allievo neo-coach che esce da una scuola ottiene nella propria vita, e quali invece sono risultati un po’ romanzati, diciamo.
Infine sarebbe opportuno sviluppare un approccio che miri ad un reale miglioramento delle performance e che sia in grado di generare risultati visibili e misurabili, integrando le migliori idee del coaching classico con un approccio innovativo ed una serie di ‘ingredienti’ nuovi.
Ho realizzato negli anni un percorso di coaching dove spiego alcune delle tecniche e delle strategie di coaching più diffuse mettendone in luce i vantaggi ma anche i limiti. E ti presento un nuovo approccio al coaching adatto ad un cambiamento più profondo ed a generare risultati durevoli e misurabili per le persone, i team e le organizzazioni.
In 5 incontri oppure in una settimana intensiva il percorso ti aiuterà a sviluppare un approccio al coaching personale – non semplicemente un modello appreso e ripetuto come un copia-e-incolla. E ad essere, in definitiva, un coach efficace.
Per saperne di più, leggi il programma del percorso di coaching ReSonance.