Ieri ho fatto 4 o 5 sessioni di Coaching, prevalentemente su temi e decisioni professionali
E mi sono reso conto ancora di più di come alla fine quello che impedisce alle persone di evolvere al pezzettino superiore dipende sempre da un numero molto limitato di ‘blocchi’:
- l’incapacità di vedere l’ “ovvio elusivo” che hanno davanti.
- l’illusione di sapere tanto a livello corteccia pre-frontale e l’incapacità di fare
- lo sbilanciamento tra pensiero ed azione: lo scarso tempo di reazione rispetto a quello che succede intorno a loro
- l’incapacità di distinguere tra ‘motivazione’ e trasformazione. Come fare a capire la differenza? Pensa a ciò che succede tra l’eccitazione di sentirsi carichi e pieni di buona volontà e la frustrazione di non saper trasferire in risultati concreti tutta quell’energia.
Ho un amico.
Ha due lauree, di cui una in marketing.
È sinceramente una delle persone con la mente più brillante che conosco a livello di velocità di elaborazione dei dati.
Una delle persone più buone e sinceramente altruiste del mondo. Una bellissima persona.
E ha difficoltà a mettere il pranzo con la cena, a trovare clienti, a lavorare con continuità.
Poi conosco ‘esperti di social media marketing’ che dicono banalità imbarazzanti costruire piccoli imperi sulla semplicità delle persone.
Ecco questo post è per i primi, per le persone brillanti davvero che fanno fatica ad ottenere risultati.
Siete delle eccellenze, avete una testa che gira bene.
Non lasciate il mondo in mano agli scappati di casa che hanno capito che è più importante agire e poi tanto qualcosa succederà. E che sanno come farlo.
Se non volete farlo per voi, fatelo almeno per tutti quelli che pensano che lo standard siano la banalità e l’ovvietà.
Alziamo un po’ il livello di mediocrità del mondo.
Nella formazione, nel business, nel lavoro.
Cosa serve per farlo?
Ho un paio di idee a riguardo.
La prima è sentirsi all’altezza credo. E non è questione di crederci, ma di avere un intimo senso di ‘avere diritto’ a delle cose. Che ti appartengono.
La seconda è la capacità di costruire un senso di prontezza in relazione a quello che succede intorno a te e la capacità di cogliere le opportunità.
Ed entrambe queste cose, che tu ci creda o no, sono processi somatici non mentali.
È quello che facciamo nel ReSonance, e i cambiamenti si vedono.
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