Brevissima nota introduttiva all’articolo, che ho scritto il 3 settembre 2018: sono Simone Pacchiele e trovi qualcosa su di me qui. Da circa 15 anni insegno e faccio ricerca nel Coaching, dal 2011 sono docente in Università Bocconi sui temi della performance, del Coaching e dell’empowerment.
Ti aspetto nel Gruppo Coaching Italia per discutere di questi argomenti.
Buona lettura.
Uno: La Classifica.
Dentro di te, nella profondità del tuo sistema mente-corpo c’è un computer velocissimo che sa esattamente in che posiziolne della classifica sei nel gruppo e nella società in cui vivi.
Se ti posizioni in alto, e sei un maschio, hai accesso al cibo migliore, ai territori di caccia ed ai rifugi migliori. Puoi avere un numero infinito di relazioni romantiche e sessuali con partner dell’altro sesso.
Se invece sei una femmina hai i pretendenti più prestanti: più alti, più forti, proporzionati e simmetrici. L’ideale per propagare i tuoi geni.
Allo stesso modo dei maschi dominanti, da femmina combatterai anche tu ferocemente – ma in modo diverso dai maschi – con le altre femmine della specie per mantenere o migliorare la tua posizione in classifica nella gerarchia femminile.
Se occupi uno status basso, al contrario, avrai parecchie difficoltà nel nutrirti, non saprai dove vivere, mangerai male e sarai probabilmente spesso in condizioni fisiche e mentali pessime.
Avrai relazioni difficili.
E se sei un essere umano anche il denaro servirà a poco, perché non saprai come farlo fruttare e lo spenderai per soddisfare istinti immediati e non per costruire qualcosa.
Essere in fondo alla classifica ti rende difficile salire.
Tutti gli animali stabiliscono una gerarchia tra i membri della propria specie.
Come riescono a farlo?
Dentro di te, nel tuo corpo e nella tua mente, c’è un sistema molto ‘antico’ che monitora continuamente come ti trattano gli altri.
Come si relazionano con te.
Come si muovono quando sei intorno a loro.
Come reagiscono a quello che dici.
E sulla base di questi dati il tuo cervello ti assegna automaticamente un posto in classifica.
Lo fanno le aragoste.
Lo fanno gli usignoli.
Lo fanno i polli nel cortile.
E lo fanno gli esseri umani.
Rivestire un ruolo più alto all’interno del proprio gruppo con cui ti confronti ogni giorno ti dà accesso ad una serie di benefici non indifferenti.
Benefici che spesso – anzi sempre nel mondo animale – possono fare la differenza tra vivere e morire.
Per questo è essenziale essere in cima alla lista. Perché chi è in cima vive e chi è in fondo ha difficoltà a farlo.
Si tratta di benefici che riguardano l’accesso al territorio di caccia.
Come fanno gli usignoli quando si spostano in un nuovo territorio e ingaggiano battaglie feroci con i ‘competitor’ della propria specie.
E una volta che hanno conquistato il loro territorio lo fanno sapere a tutti, cantando quelle che a noi sembrano dolci melodie.
A volte la gerarchia riguarda l’accesso al cibo.
Come fanno le galline che, secondo una gerarchia, stabiliscono l’ordine in cui possono razzolare nel cortile.
La gerarchia riveste una grande importanza in questo caso e fa la davvero la differenza tra vivere e morire soprattutto quando il cibo è scarso..
La gallina che può razzolare per prima può mangiare tutto quello che vuole e scegliere il nutrimento migliore.
La seconda e la terza gallina ovviamente avranno accesso a cibo di peggiore qualità, e dato che mangeranno cibo di qualità più scadente saranno meno forti.
E quindi difficilmente potranno uscire dalla loro condizione di subalternità.
Essere in alto nella gerarchia significa avere al riparo dalla pioggia e dal vento. E significa difendere la propria casa e il proprio territorio.
Vivere in un territorio migliore fornisce loro maggiore probabilità di trovare compagni più sani e più belli, e di dare vita ad una progenie che sopravviverà a lungo.
Avranno una vita molto meno stressante.
Il territorio occupato è importante dunque.
E dato che di attici con vista ce ne sono sempre meno rispetto agli appartamenti nella suburra, trovare ed occupare il terrorio migliore genera sempre conflitto.
Ed il conflitto genera altri problemi: per esempio il fatto di dover vincere i combattimenti con altri membri della specie senza che i due contendenti ne abbiano perdite significative.
Senza che muoiano nel combattimento o si feriscano gravemente.
Due: limitare i danni derivanti dal conflitto.
Nel corso dei millenni tutte le specie hanno dovuto trovare una soluzione a questo problema.
Immagina la situazione: due animali si contendono un territorio ricco in cui cacciare ed accoppiarsi con le femmine.
Il confronto si trasforma presto in una lotta senza quartiere.
Uno dei due animali – di solito quello più grande – vince. Ma anche chi ha vinto può aver riportato ferite che lo indeboliscono a lungo, o che ne diminuiscono perennemente la capacità futura di difendere quello che si è conquistato.
In questa situazione è facile per un terzo animale – che ha guardato da lontano tutta la scena – arrivare e spodestare il padrone di casa ferito e debole.
E questo non è fa certamente piacere ai due che hanno combattuto a lungo e duramente.
Tre: Gestire il conflitto.
Per millenni gli animali hanno convissuto negli stessi territori e hanno dovuto sviluppare strategie per
1. stabilire in maniera chiara la gerarchia in quel territorio
2. evitare di ferirsi gravemente o, peggio, di uccidersi durante il confronto.
In un combattimento tra lupi l’animale sconfitto prima di essere ferito mortalmente si sdraierà sul dorso mostrando la gola al vincitore, che a sua volta lo risparmierà.
Le aragoste, che fanno la propria tana scavando nella sabbia sul fondo dell’oceano, hanno elaborato un comportamento simile.
Prima di arrivare ad un combattimento mostrano chiaramente all’avversario la dimensione delle loro chele.
E se non basta, spruzzano nell’acqua uno spray liquido che contiene neurotrasmettitori che informano l’avversario delle proprie dimensioni, del sesso, dello stato di salute, e di che umore sono in quel momento.
Così l’altro ha tutte le informazioni per poter decidere se iniziare a combattere o no.
A volte basta mostrare quanto ce le hai lunghe, a volte occorre spruzzare un po’ di spray carico di neurotrasmettitori.
A volte (ed è il livello successivo di escalation) bisogna fare una danza in cui si mostrano le proprie abilità fisiche.
A volte bisogna combattere sul serio, e questo accade davvero di rado.
Ma le cose interessanti avvengono DOPO il combattimento. DOPO che è stato decretato un vincitore ed un vinto.
Quattro: la Neurochimica della Vittoria.
Il cervello di un animale che ha vinto un combattimento inizia a funzionare in maniera abbastanza diversa da quella del vinto.
E il riflesso visibile di questa differenza la si vede nella postura, negli atteggiamenti somatici, nella qualità del movimento.
La postura e la qualità del movimento infatti dipendono da come alcuni neurotrasmettitori modulano la comunicazione tra i neuroni.
Per esempio nelle aragoste e nei gamberi dipende dal rapporto tra serotonina e octopamina.
Se il gambero vince, aumenta la serotonina e diminuisce l’octopamina.
Se perde accade il contrario, il rapporto diventa a favore dell’octopamina che aumenta a discapito della serotonina.
Un gambero con alti livelli di serotonina e bassi livelli di octopamina è molto più difficile da battere quando viene sfidato. Perché la serotonina regola alcuni meccanismi della sua flessione posturale.
In altre parole più serotonina, più flessibilità, meglio combatte.
Estende meglio le sue chele, e SEMBRA più pericoloso e più grosso.
Chi ha alti livelli di serotonina e bassi livelli di octopamina è un vincitore.
L’opposto genera un individuo abbacchiato, inibito, più lento, che parte battuto già in partenza.
Insomma, una volta che vinci, diventi un vincente. Se non per sempre, abbastanza a lungo.
Un granchio che ha perso un combattimento è molto probabile che perda anche il successivo.
Un granchio che ha vinto, facilmente continuerà a vincere.
Chi vince, prende tutto. Un po’ come nel mondo degli umani in cui l’1% possiede più delle persone che sono nell’ultimo 50%.
Ma non riguarda solo la ricchezza.
Un piccolo gruppo di musicisti compone le canzoni trasmesse dal 90% delle radio.
Vengono pubblicati tantissimi libri al mondo, ma meno di 500 vendono più di 100.000 copie.
E’ la Legge di Pareto della Sopravvivenza, della Abbondanza e della Vittoria.
Ma inizia tutto prima della vittoria.
Inizia da quelle parte del cervello che osserva come ti trattano gli altri.
Cinque: di che tipo di vittoria hai bisogno?
Ne parlavamo all’inizio dell’articolo.
Se i tuoi pari ti valutano di poco valore, questa parte del tuo cervello che ti posiziona automaticamente in basso nella gerarchia limita la serotonina disponibile in circolo.
E se diminuisce la serotonina in circolo diventi più reattivo alle emozioni negative.
Inizi a funzionare in modalità ‘inibitoria’ – come diciamo nel ReSonance – cioè ad essere molto più sensibile ai pericoli e molto più pronto ad attivare reazioni di fuga o di combattimento.
E’ un tipo di performance che in momenti di crisi in cui è in gioco la sopravvivenza è fondamentale.
Di che tipo di performance hai bisogno?
E proprio qui si entra nel vivo di questo articolo.
Di che tipo di performance hai bisogno? Di una performance reattiva come quando è in gioco la vita e devi necessariamente vincere un combattimento per la gerarchia (e per la sopravvivenza)?
O di una performance in cui hai la capacità di prendere decisioni e di agire non per scappare o combattere ma per trovare la soluzione che ti mette in grado di avere la vita che vuoi?
Sono due tipi di performance totalmente diverse.
Entrambe sono indispensabili ma se non vivi nella foresta ma nel mondo di oggi è molto più probabile che ti serve il secondo tipo di performance.
Che è quello che impari a sviluppare con il ReSonance.
Lo stress che si genera quando il tuo sistema ti fa percepire di essere in basso nella scala gerarchica è sicuramente buono perché ti fa combattere fisicamente e ti fa essere impulsivo, nel migliore senso della parola.
Quando sei così prendi qualsiasi opportunità che capita. Mangi anche se non c’è il cibo migliore, dormi nella prima casa in cui capiti, ti accontenti insomma.
Sopravvivi. Ed è fondamentale.
Ma il successo arriva quando sei pieno di serotonina, e riesci ad essere calmo e sicuro.
Quando vivi, non sopravvivi.
Quando pensi e progetti il tuo successo nel lungo termine e programmi un domani migliore.
Quando non hai bisogno di arraffare tutto quello che capita, perché sai che puoi realisticamente aspettarti cose migliori nel futuro.
Nel ReSonance lavoriamo su questo secondo tipo di performance.
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