
Brevissima nota introduttiva all’articolo, che ho scritto il 29 luglio 2019 sono Simone Pacchiele e trovi qualcosa su di me qui. Da circa 15 anni insegno e faccio ricerca nel Coaching, dal 2011 tengo corsi in Università Bocconi sui temi della performance, del Coaching e dell’empowerment.
Ti aspetto nel Gruppo Coaching Italia per discutere di questi argomenti.
Domani peserò 94 chili, tra tre mesi 90, ed entro Natale sarò arrivato a 87.
Domani mi allenerò per mezz’ora, il giorno dopo mangerò tre porzioni di frutta e il terzo giorno berrò due litri d’acqua.
Quale frase ti piace di più?
E quale frase pensi ti aiuterà più a dimagrire?
La prima esprime degli obiettivi.
La seconda dei comportamenti.
La prima un punto nel tempo.
La seconda un processo.
Il punto è che alla nostra mente piace molto più la prima (gli obiettivi) mentre in realtà noi abbiamo molto più controllo sui nostri comportamenti – quando si tratta di perdere peso e quando si tratta di cambiare in genere.
La realtà è che noi NON controlliamo il nostro peso.
Come non controlliamo quasi nessun aspetto della nostra vita in maniera diretta.
Possiamo INFLUENZARE alcuni aspetti, ma non averne il controllo diretto.
Il peso è controllato da tantissimi aspetti: quanto dormi, i livelli di cortisolo nel corpo, quante pizzerie e ristoranti ci sono nel quartiere in cui vivi, i km di piste ciclabili nella tua città, la tua genetica, quanti fruttivendoli puoi raggiungere a piedi da casa tua e che orari fanno.
E non controlli nessuno di essi.
Quanto decidi di mangiare e di allenarti sono solo due fattori dell’intero contesto.
Per questo concentrarsi sull’obiettivo non ha senso se vuoi cambiare.
Perché se c’è un contesto che va in una direzione diversa dopo un po’ sentirai semplicemente che non lo stai raggiungendo. E questo accade perché non controlli tutti gli elementi dell’equazione.
La risposta più sana a quel punto è mollare e non provarci più. La meno sana è insistere e continuare a porsi obiettivi tutta la vita.
Nonostante quello che ti dicono i ‘mental coach’ (sic) i risultati non arrivano perché ti poni degli obiettivi ma perché decidi di implementare un processo in cui hai perlomeno il controllo dei comportamenti che hai e decidi una direzione.
Sono due cose molto diverse, dal punto di vista neurocognitivo e dei comportamenti che ne scaturiscono.
Per questo dico da anni – supportato da evidenze nelle neuroscienze – che i mental coach e chi lavora per obiettivi in realtà è inefficace nel migliore dei casi, fa dei danni nella media.
Perché abitua le persone al’evidenza del non raggiungimento o alla necessità di cancellare i dati della realtà, illudendosi che le cose stanno cambiando quando in realtà rimane tutto uguale.
Lavorare in maniera diretta per raggiungere degli obiettivi è come voler decidere di influenzare direttamente il numero di battiti del cuore in un minuto.
Non è che decidi ‘voglio avere 48 battiti al minuto’ e il cuore obbedisce.
Semmai ti alleni, fai respirazione profonda, lavori sul corpo e sulla mente e come conseguenza INDIRETTA il cuore scende di frequenza.
Purtroppo o per fortuna siamo fatti così.
Siamo sistemi complessi influenzati da miliardi di fattori, e il modo migliore di spostarsi nel mondo in maniera migliore è lavorarci indirettamente.
Non macchine del caffè dove premi un pulsante ed esce il cappuccino, ne premi un altro ed esce l’espresso.
Voler lavorare esclusivamente per obiettivi, come fanno moltissimi coach (e soprattutto quelli che si definiscono mental) è voler considerare le persone come macchinette del caffè.
Fate voi.
Ovviamente lavorare indirettamente è un approccio più complesso.
Ma la realtà È complessa. Se vuoi essere efficace devi saperla leggere e influenzare.
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