Forums › Forums › Trasformazione Personale › [Trasformazione Personale] Quale problema affronti per primo?
Taggato: Trasformazione Personale
- Questo topic ha 2 risposte, 2 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 2 anni, 9 mesi fa da
Simone.
- AutorePost
- Febbraio 11, 2020 alle 12:33 pm #70
Simone
Amministratore del forumNella nostra vita professionale, quando qualcosa non funziona, ci mettiamo alla ricerca con del problema affrontare per primo.
Iniziamo con la riduzione dei costi?
Con la motivazione?
O iniziamo ad analizzare i colli di bottiglia del processo? iNella nostra vita personale, è lo stesso dilemma: su quale problema lavoriamo per primo?
Dovremmo decidere di gestire meglio il tempo? Di andare in vacanza e dare un po’ di respiro alla nostra relazione? Spendere cento euro per andare a cena fuori? Trascorrere più tempo con i bambini?
L’ottimista afferma che ci sono opportunità ovunque guardiamo. Il pessimista dice che tutto è incasinato, ed è come se ogni sistema fosse perfettamente progettato per rimanere incasinato, indipendentemente da quante cose cerchiamo di risolvere.
Scegliamo il problema su cui lavorare e quello che succede è che o falliamo o ci riusciamo. Se falliamo, aggiungiamo “frustrazione” al nostro elenco di problemi.
Se ci riusciamo, si apre un nuovo problema per sostituire quello vecchio.
La soluzione a un problema diventa il problema successivo.
Per risparmiare tagliamo il 10 percento dal budget del nostro ufficio e i nostri migliori operai si demotivano perché si rendono conto che l’azienda ha iniziato a lavorare peggio.
La domanda è sempre “Da quale problema inizio?”
E poi: “Qual è il problema SUCCESSIVO a quello appena risolto?”Cosa ne pensate?
- Aprile 20, 2020 alle 2:48 pm #173
Federica
PartecipantePenso che pensare per problemi sia una cosa a cui siamo molto abituati, tanto da essere diventata la norma.
E già la premessa ci indirizza in quella direzione se lo stimolo è ‘quando qualcosa non funziona’ (e probabilmente ci sarà sempre qualcosa che cadrà in questa categoria).
Seguendo il tuo lavoro ho compreso quanto possa essere diverso invece dare attenzione a quello che funziona e a chiedersi come farlo funzionare ancora meglio. Non che sia facile. È sicuramente meno immediato perché la maggior parte delle persone – io mi ci metto dentro e ho bisogno di stare molto attenta per prima – quando una cosa funziona tendono a toglierle attenzione, come se quella tanto andasse da sé.
Quello che trovo interessante sta già nel fatto che questo processo richieda attenzione e, quindi, mi porti fuori da abitudini consolidate.
Ho la sensazione però che anche nel porre attenzione a ciò che funziona ci può essere il rischio di infilarsi in un tunnel tipo: per farla funzionare meglio faccio questo e se non funziona vado in frustrazione.
Che ne dici?
- Aprile 20, 2020 alle 2:56 pm #175
Simone
Amministratore del forumCiao Federica
si, è una tipica illusione di essere in generativo.
Di solito le persone che nel lavoro che facciamo nel ReSonance e che scoprono la ‘configurazione generativa’ che tu hai sperimentato
e che cioè sperimentano questo stato soma-semantico in cui NON hanno la percezione di ciò che è intorno a loro come qualcosa che ‘funziona’
sperimentano due cose:1. trovano la posizione generativa molto rilassante e molto bella, proprio dal punto di vista del piacere fisico di ‘starci dentro’.
2. Iniziano a ragionare dalla prospettiva ‘devo essere sempre in generativa’ che vuol dire ‘non voglio più andare in inibitorio’e questo OVVIAMENTE è funzionare già dall’inibitorio.
La posizione generativa, lavorare sulle risorse, non è qualcosa che puoi fare SEMPRE il 100% delle volte, perché è umanamente impossibile.
Ma devi farlo le volte in cui è utile farlo, e magari sono il 95% delle volte.
Il 5% puoi lasciarlo all’inibitorio.È questo a cui si riferiva la tua domanda?
Simone
- AutorePost
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