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Un’altra riflessione secondo me interessante sullo smart working.
Il passaggio da lavorare in ufficio a fare smart working è un po’ come passare dalle scuola superiori all’università.
Puoi gestirti.
Totalmente.Ed uno dei fenomeni che succede sempre quando studi all’università è che se non stai attento occupi tutto il tempo che hai a disposizione.
Hai un mese e mezzo per preparare un esame e USI TUTTO IL TEMPO sempre, magari riducendoti alla fine per fare una presentazione o preparare un documento.
A casa serve molta molta più disciplina, ma non è solo questione di disciiplina.
È più qualcosa sul ritmo e chi detta il tempo.In ufficio è il contesto, e i limiti che QUEL contesto impone. Orari di inizio e fine, almeno in Italia. Riti condivisi.
A casa è un ALTRO contesto. A guidare è sempre il contesto, ma è spesso asincrono rispetto a quello ‘virtuale’ con cui stai interagendo invisibilmente.
(ne parliamo anche nel corso In Tempo: https://www.simonepacchiele.com/in-tempo/)
Qual è la tua esperienza a riguardo?
Durante questo periodo di Smart Working sono nettamente più produttivo, sono anche più creativo.ed anche più riflessivo sul mio ruolo
Premetto che ho anche sostanzialmente la possibilità di scegliere quando lavorare e/o scegliere ferie o CIG prevista dal #cura Italia in alternativa
In ordine: sono più produttivo, ho riscontri dall’azienda da un lato, dall’altro che il mio lavoro la prima settimana di SW lo facevo in 5 gg, poi in 3,
5..ora lavoro 5 mezze giornate. Responsabilità e progetti aziendali comunque ok; il mio smart phone mi dice che ho ridotto gli accessi a social vari.Da quando ho dei pomeriggi liberi, mi rendo conto che sono più creativo, mi vengono idee incredibili su cose da introdurre o modificare nell’ambito lavorativo e personale. Che di fatto poi introduco gia il giorno successivo. Svegliandomi all’alba o prima, con la voglia ed il desiderio di mettere in atto le mie idee. E l’ho fatto
Sono riflessivo sul mio ruolo. Il mio successo è dovuto a me in un contesto operativo aziendale tipico, tipico fino all’altro giorno..
La mia forza è sempre stata quella di essere in grado di lavorare e guidate gruppi abbastanza numerosi (30-50 persone), uomini e donne ( non è un dettaglio 😉)Credo di esserci riuscito, anche abbastanza agevolmente,perché ero in mezzo a loro, ero con loro, ero esempio del fare ancora prima di chiederlo a loro. Le fisicità delle persone, il loro linguaggio “naturale,non filtrato” , le interazioni tra di loro mi trasmettevano un sacco di informazioni per agire al .meglio. Per il Team, per ottenere il.massimo dai singoli, per valutare e gestire le dinamiche dei sottogruppi
Ecco la mia riflessione. I miei elementi di forza, il campo in cui giocavo meglio,sta scemando e scemerà sempre più.
Io come singolo mi.rendo conto di essere più produttivo nei miei specifici task.
Ma i risultati della funzione, ora che si cambia campo, gioco è quindi relative “regole” ,riuscirò a portarli avanti come o meglio di prima, ora che vengono meno alcune situazioni che mi rendevano forte?
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