
“L’entropia è il prezzo della struttura” – Ilya Prigogine
IL MODELLO DEL CERVELLO ENTROPICO
Il modello del cervello entropico (Carhart-Harris, 2014) è un modello di funzionamento del cervello che vede una relazione tra l’entropia totale nel cervello e gli stati mentali a lungo termine che riguardano la capacità di trovare soluzioni nuove e di generare prestazioni al meglio di sé.
COS’È L’ENTROPIA
L’entropia è una parola generalmente usata in fisica, in particolare legata alla seconda legge della termodinamica, che afferma che in un sistema chiuso (in cui nessuna materia o energia esce) le strutture diventeranno gradualmente più disorganizzate fino a raggiungere l’equilibrio.
Quando si parla degli esseri umani possiamo dire che l’entropia è essenzialmente una misura della struttura: se in una abitazione di pietre e mattoni c’è bassa entropia, allora un mucchio di pietre e mattoni sarebbe un esempio di alta entropia.
Costruire con quelle rocce una casa diminuirebbe l’entropia dell’ammasso di rocce, ma nel sistema più complessivo dell’universo, l’entropia aumenterebbe a causa dell’energia spesa come calore nel processo di metterle ‘in ordine’.
Questo è il motivo per cui l’entropia ha spesso una connotazione negativa: secondo le leggi della fisica, alla fine tutto si disfa e il caos “vince”.
Questo è un male, ok – ma non è questa l’entropia di cui voglio parlare oggi.
QUINDI, IN COSA CONSISTE IL MODELLO DEL CERVELLO ENTROPICO?
L’ipotesi del cervello entropico è un modello di funzionamento del cervello che stabilisce una relazione tra l’entropia totale nel cervello e gli stati mentali, in particolare le condizioni in cui riusciamo a generare prestazioni di alto livello, rimanendo aperti a come cambia il contesto e a elaborare soluzioni alternative.
Il cervello umano, normalmente, tende ad operare appena sotto uno stato di criticità.
La criticità è uno stato di comportamento complesso in un sistema tra l’ordine puro e gli stati casuali puri.
In altre parole, le nostre menti sono ordinate quanto basta per fare le cose di cui abbiamo regolarmente bisogno (nella vita di tutti i giorni, questo di solito le chiamiamo abitudini) pur essendo abbastanza flessibili da adattarsi ad una realtà che cambia.
Vale a dire, mantengono la reattività a situazioni nuove e inedite attraverso il feedback del mondo esterno.
C’è, di solito, un equilibrio tra apertura alle possibilità e abitudini / routine.
Piccole fluttuazioni nell’entropia cerebrale sono naturali, ma secondo il modello di Carhart-Harris, molti stati coscienti possono essere classificati come “a bassa entropia” o “ad alta entropia”.
Ci sono tecniche che utilizziamo nel ReSonance, e l’intero approccio del modello direi, grazie alle quali le connessioni complessive nelle cortecce di associazione di alto livello aumentano, creando così un nuovo ordine nell’attività cerebrale.
Allo stesso modo gli stati che esibiscono una minore connessione corticale sarebbero associati a pensieri e comportamenti più rigidi e ripetitivi. Quando le persone non riescono ad uscire da quello che fanno abitualmente.
Abitudini, modi di risolvere i problemi, modi di affrontare la gara, modi di prendere decisioni.
L’IMPATTO SULLE PRESTAZIONI
Queste condizioni sono caratterizzate da un comportamento ripetitivo e condizionato che le persone non riescono a cambiare.
Sia che questo comportamento sia una regolare ripetizione delle cose che ha sempre fatto, insistere in decisioni sbagliate, seguire dei rituali pre-gara che oramai non funzionano più… è qualcosa di condizionato, inflessibile e rigido.
Un modello per cui c’è un aumento temporaneo ed veloce dell’entropia cerebrale è utile per permettere loro di formare nuove associazioni.
Il lavoro di allineamento tra parte somatica, parte mentale e parte linguistica che facciamo nel ReSonance ha un impatto profondo sul rompere le ripetizioni che ormai non funzionano più e generare apertura e possibilità che prima non vedevi.
L’ENTROPIA NEL SISTEMA MENTE-CORPO È NECESSARIA
Come avviene tutto questo? I neuroscienziati hanno isolato due reti principali nel cervello: la rete task-positive (TPN), associata (come suggerisce il nome) all’attività e all’azione, e la rete default mode (DMN), associata agli stati di riposo e al mantenimento di un ego coerente, o senso di “sé”, mentre non si è impegnati in compiti attivi.
Queste reti sono composte da molte aree diverse del cervello, ma sono inversamente accoppiate: più una è attiva, meno è attiva l’altra.
La cosa importante è che ci sia una alternanza e che a passare da uno stato all’altro con fluidità. Non rimanere intrappolato nella stessa attività e nella stessa azione per sempre altrimenti dopo un po’ le performance calano.
Tutto diventa ripetizione della ripetizione e non si vedono più orizzonti nuovi e soluzioni nuove… e neanche sfide nuove.
Un poche parole se non si sa più entrare nello stato di default anche lo stato di prestazione diventa poco efficace.
La corteccia temporale mediale, che contribuisce alla funzione dello stato di default, sembra essere cruciale per mantenere il senso di sé e la continuità che queste reti di solito generano.
Ma quando perde la sua capacità di lasciar entrare la persone nello stato di default per creare connessioni nuove, abitudini nuove e FARE cose nuove… le prestazioni calano velocemente, come la capacità di trovare soluzioni nuove a problemi nuovi.
L’entropia è più di un semplice “disordine” o “caos”.
Mentre queste sono metafore utili che evidenziano alcuni degli aspetti dell’entropia (come la rottura delle strutture e la rigidità), hanno connotazioni negative che tolgono ciò che l’entropia generalmente significa in matematica e fisica: un aumento delle possibilità.
La materia che passa da un solido a un gas rappresenta un aumento dell’entropia perché, espandendosi, le particelle possono trovarsi in più posizioni possibili.
Allo stesso modo un essere umano che diventa maggiormente in grado di uscire dalla rigidità delle sue solite strutture è in grado di vedere più possibilità e di generare migliori performance.
Sei interessato?
Il sistema di Coaching ReSonance serve a questo
www.coachingclub.it
Simone
Scrivi un commento