# Episodio 1: l’altroieri un amico mi chiede cosa ne penso del formatore xxx. Gli dico che non lo conosco e che quindi non posso dare un parere. Chiusa la telefonata vado a vedere il suo sito e vedo che, in un corso dove insegna, uno degli esercizi che propone consiste nel mettersi in coppia, piantarsi l’estremità di un tondino di ferro per cemento armato sul manubrio dello sterno e, muovendosi in sincronia, avvicinarsi al compagno piegando il tondino, fino ad abbracciarsi e sciogliersi in un pianto di gioia.
Questo esercizio dovrebbe aumentare la fiducia nell’altro ed a sentirsi parte di un team.
# Episodio 2: stamattina durante una telefonata ad una richiesta di contatto, parlo con un certo roberto, coach pluricertificato con tutte le sigle di coaching possibili.
Di solito per i corsi professionali di coaching contatto personalmente chi mi invia il proprio numero di telefono per capire chi avrò eventualmente in aula. Mi piace lavorare con gruppi omogenei e capire cosa cercano le persone e, anche, se è il caso che studino con me.
Gli chiedo: allora Roberto, cosa posso fare per te.
Esordisce dicendo ‘No guarda a livello di contenuti niente, non so se hai visto chi sono…’
Che, per uno che di mestiere fa il comunicatore, non è proprio una mossa elegantissima.
Il messaggio che passa è: ‘guarda ti ho chiesto si informazioni, ma a me di quello che fai non me ne frega niente perché io sono il massimo’.
La telefonata continua:
Beh Roberto, vedo che sei un collega, parto dall’idea che però – visto che sei stato TU a chiedermi informazioni – TU abbia trovato qualcosa di interessante nell’approccio al coaching che utilizzo.
“Si, ed è per questo che ti ho chiesto informazioni.”
Quindi ti interessano i miei contenuti.
“beh no non so se hai visto tutte le certificazioni che ho”
Quindi Roberto fammi capire: hai letto le mie cose e sei interessato ma tutti i pezzi di carta che hai ti impediscono di accettare il fatto che hai qualcosa da imparare nel settore?
Tu tu tu tu… Roberto ha messo giù.
Questi due episodi sono molto diversi, ma allo stesso tempo sono molto simili.
Ed hanno alla base una anomalia di significato che attribuisci a dei simboli.
Nel primo caso l’anomalia di credere che piegare un tondino di ferro ti faccia diventare un leader o un membro del team migliore. Bene che vada, non ti farai male – ma questo non ha niente a che vedere con guidare delle persone.
Nel secondo caso l’anomalia di credere che un modello di coaching vecchio 30 anni (creato per un mondo infinitamente meno complesso di quello di adesso) impedisca al mondo di andare avanti e di trovare soluzioni e strategie di coaching più eleganti di quelle che conosci ora.
In entrambi i casi c’entra il senso di sicurezza che hai.
La sicurezza di voler sostituire un lavoro complesso e che richiede abilità che si costruiscono nel tempo con il ‘sentirsi’ sicuro e fiducioso dei propri mezzi per qualche ora fino a che non torni in azienda e ti accorgi che ai tuoi dipendenti o collaboratori non puoi fare l’esercizio del tondino di ferro per farli fidare di te.
La sicurezza di voler sostituire il fatto capire il mondo da una nuova angolazione – ed imparare un nuovo modello di performance e di trasformazione professionale – con 3 o 4 pezzi di carta che i qualunque istituti di coaching/formazione rilasciano semplicemente per il fatto di pagare dei soldi.
Ogni volta che preferisci la sicurezza di quello che in questo momento capisci e ‘leggi’ della realtà in cui operi all’insicurezza di qualcosa che ti affascina ma che non capisci, c’è un pezzo che probabilmente non stai guardando.
E questo ‘pezzo’ è nel dominio dei risultati che realmente ottieni con il tuo lavoro. Con gli effetti a lungo termine, con la portata del cambiamento che porti nell’organizzazione e che sostengono l’intero processo di cambiamento nel tempo.
Quello che sto facendo – da allievo – al di là della momentanea ‘leggerezza’ ed emozione, genera risultati misurabili nel tempo?
Quello che sto insegnando è tutto quello che potrei sapere o c’è ancora qualche pezzo di informazione che potrebbe aumentare l’efficacia di quello che faccio?
E se ti va di scoprire qualcosa di davvero efficace sul coaching guarda il ReSonance.
Alla prossima!
Simone