Ciao da Simone.
Quasi tutti (inconsciamente) presumono che ci sia una linea retta tra sé e le cose che vogliono.
Un giorno mi sveglio e ‘improvvisamente’ decido che voglio correre una maratona. Chissà come mai anche tutti quelli che hanno partecipato al corso di quel formatore hanno avuto la stessa idea quando hanno deciso che ‘volevano cambiare vita’ e ‘raggiungere l’impossibile’.
Mi viene la brillante idea di scrivere un romanzo proprio nel momento in cui tutti gli altri sembrano arrivare alla stessa conclusione.
Voglio la promozione perché ormai me la merito, perché è tanti anni che sono in questa azienda, ma inizio a pensarci solo dopo che hanno fatto già dirigente il mio collega che si è laureato con un voto più basso del mio.
Decido di prendere un cane durante il Covid perché, beh, è da molto tempo che voglio un cane e questo sembra il momento migliore. (Non importa che sono l’unico nel mio gruppo di amici che non l’ha ancora fatto, e questi amici condividono le foto dei loro cuccioli su Instagram insieme al resto del mondo quasi ogni giorno).
In ognuno di questi casi mi sono convinto che il mio desiderio è indipendente e autonomo. Voglio perseguire qualcosa perché ‘ha semplicemente senso’ per me in quel momento, o è la cosa giusta da fare, o è ciò che ‘autenticamente’ voglio o di cui ho bisogno per essere felice.
(Tutto questo avviene al di sotto della mia consapevolezza cosciente. Pochissime persone si chiedono perché vogliono le cose che vogliono).
Questo presupposto che i miei desideri sono tutti miei è ‘la storia che mi racconto’.
La bugia è che io VOGLIO le cose, o che scelgo tutti gli oggetti del mio desiderio da una specie di camera dei desideri segreta nel mio cuore – che riconosco una cosa buona quando la vedo; che so cosa è desiderabile e cosa no, senza aiuto.
Il desiderio è un atto pseudo-magico
In poche parole: lavorare sui desideri non porta da nessuna parte. Non migliora la tua vita, se non momentaneamente. Poi ti lascia peggio di prima.
Giulio Cesare era un eccellente bugiardo. Quando vinse la battaglia di Zela, dichiarò come tutti sanno: “Veni, vidi, vici” (Sono arrivato, ho visto, ho conquistato).
Se traduciamo queste parole nel linguaggio del desiderio, vediamo cosa sta realmente affermando: “Sono venuto, ho desiderato, ho conquistato”.
Cesare vorrebbe che tutti noi credessimo che gli basta posare gli occhi su qualcosa per sapere se è quello che vogliamo.
Ma Cesare sta mentendo. È come tutti noi. La desiderabilità della particolare terra su cui fu combattuta la battaglia di Zela non aveva nulla a che fare con la terra stessa e tutto a che fare con il valore che il suo rivale, il re persiano Farnaces II, aveva messo su di essa – semplicemente essendo lì.
Il valore di ciò che desideriamo non è oggettivo, è soggettivo.
E questo valore soggettivo è determinato in base alle nostre relazioni con gli altri. Potremmo dire che il valore è inter-soggettivo: assegniamo valore alle cose (e quindi le desideriamo) in base a ciò che vogliono le altre persone.
I modelli di desiderio – quelle persone a cui guardiamo per avere indicazioni su cosa desiderare (di solito senza saperlo) – trasfigurano letteralmente gli oggetti davanti ai nostri occhi.
Entri in un negozio di articoli in conto vendita con un amico e vedi degli scaffali pieni di centinaia di pantaloni. Non ti piace particolarmente niente. Ma nel momento in cui il tuo amico si innamora di un pantalone specifico, non è più un pantalone su uno scaffale. Ora è il jeans che il tuo amico Lucio ha scelto, Lucio che, tra l’altro, è è un musicista e lavora con un cantante famoso.
Nel momento in cui inizia a guardare un pantalone, lo distingue. È un pantalone diversa da quella che era cinque secondi fa, prima che iniziasse a desiderarla.
E non deve essere per forza un jeans. Può essere qualsiasi cosa.
Qual è il senso di questo post?
NON è quello che bisogna annullare i desideri, come potresti aver pensato leggendo fino a qui.
Ma che è necessario capire che il percorso tra noi e la cosa che vogliamo non è mai dritto. È sempre curvo. Passa attraverso, o intorno, ai modelli.
Che esistono modelli di desiderio.
Ci sono le cose che desideri.
Sono normalmente gli obiettivi che ti dai.
E poi ci sono le cose che VUOI.
E sono due cose totalmente diverse.
E ‘avere successo’ non avviene quasi mai quando vai per le cose che desideri.
Il problema è che capire la differenza tra desideri e quello che vuoi richiede di bypassare una parte del nostro cervello (e del nostro corpo) che da soli è un po’ difficile fare…
Ti spiego come si fa nel corso di Coaching del 22-28 agosto (e iniziamo a parlarne il 4 luglio allo Start)
Qui sotto i link.
Corso di Coaching ReSonance dal 22 al 28 agosto: http://www.coachingclub.it/
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Simone
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